Mentre si preparano alla chiusura della campagna elettorale supportate ciascuna dai propri big nazionali e a sfidarsi domenica al ballottaggio, le due candidate alla presidenza del X Municipio, quello del litorale di Roma, saranno oggi insieme nel centro di Ostia per partecipare alla manifestazione contro le mafie, in favore della legalità e per la libertà di stampa indetta dalla Federazione nazionale della stampa e dall’associazione Libera. Un sit-in a cui hanno aderito più di 60 organizzazioni, e che oltre al M5S e al centrodestra vedrà la partecipazione anche del Pd (assente invece alla manifestazione dell’11 novembre scorso promossa dal prete di strada Franco De Donno a cui aveva partecipato la sindaca Raggi).

Dalle 17 saranno in Piazza Anco Marzio, la stessa dove domani la leader di FdI Giorgia Meloni (ma non Berlusconi) arriverà a dare man forte alla candidata della destra Monica Picca, mentre Virginia Raggi, Alessandro Di Battista, Roberta Lombardi, Paola Taverna e molti altri pentastellati (ma non Grillo) lanceranno in piazza Tor San Michele l’ultimo appello al voto per Giuliana Di Pillo.

La corsa, per tutti, è a convincere quel 63,9% degli oltre 185 mila aventi diritto del X Municipio che non si sono recati alle urne il 5 novembre scorso, anche se gli accenti sono diversi, con la candidata pentastellata che ha coniato la campagna «adotta un astenuto» e la sfidante del centrodestra che preferisce invece la sponsorizzazione del Family day. In ogni caso, l’astensionismo è il grande spettro anche delle elezioni nazionali di primavera, tanto che il ministro dell’Interno Marco Minniti si è soffermato sul punto, durante l’incontro che si è svolto ieri nella sede dell’Fnsi per condannare «la brutale e del tutto insensata aggressione» di Roberto Spada (attualmente in carcerazione preventiva) ai danni del giornalista Rai Daniele Piervincenzi e dell’operatore Edoardo Anselmi. «La partecipazione al voto è la risposta più forte che può dare Ostia», ha detto il titolare del Viminale spiegando che la mobilitazione straordinaria delle forze dell’ordine e di agenti in borghese programmata per domenica a «garanzia della libertà di voto» si svolgerà «nella maniera più discreta possibile», non «militarizzando» il territorio.

Minniti ha annunciato poi la nascita di un «Centro di coordinamento per la libertà di informazione» che potrebbe essere presieduta dal Viminale e del quale farebbero parte la polizia, l’Fnsi e l’Ordine dei giornalisti, in modo da «lavorare insieme affinché non vi sia nessuno minacciato e nessuno tacitato». E poiché il Lazio detiene il triste primato di «regione più colpita d’Italia» dal fenomeno delle aggressioni ai cronisti, la promessa del ministro dell’Interno è stata accolta con entusiasmo dal sindacato locale dei giornalisti: «Si tratta della “traduzione” istituzionale ad alto livello anche delle iniziative messe in atto sul territorio da Stampa Romana e della richiesta di Ossigeno per l’Informazione di creare un hotspot dove far convergere dati e testimonianze delle aggressioni subite dai colleghi».

Per l’Fnsi, la manifestazione che si terrà oggi nella piazza adiacente alla “rotonda” di Ostia e che vedrà tra gli altri la partecipazione di Cgil Cisl e Uil Lazio e del governatore Nicola Zingaretti, è solo il primo appuntamento: «Andremo – assicura il presidente del sindacato Beppe Giulietti – in tutti i luoghi dove è stato minacciato il diritto ad essere informati: quella di Spada è stata una testata all’articolo 21 della Costituzione». «Non è una difesa corporativa – sottolinea il segretario Raffaele Lorusso – ma una reazione ferma contro un attacco alla professione, alla libertà e al diritto dei cittadini ad essere informati».

Un punto di vista ovviamente non condiviso da CasaPound che vede la comune partecipazione al sit-in di oggi come la prova di un «accordo tra il centrodestra ed il Pd per il ballottaggio». «Per sancire un accordo elettorale non serviva comunque appellarsi al pretesto di “mafia e squadrismo”, che anche da un punto di vista storico non sono la stessa cosa», fa notare Luca Marsella, il candidato della formazione neofascista eletto con il 9% dei voti che invita i suoi «5944 elettori del primo turno a non andare a votare domenica al ballottaggio».