La polemica è bella e servita. Protagonista Ornella Muti – ieri sera sul palco dell’Ariston insieme a Amadeus – che proprio alla vigilia del suo debutto sanremese ha postato sul profilo Instagram, una sua foto in bigodini durante le prove dove indossa una collanina a forma di foglia di marijuana. Inevitabili le domande alla conferenza stampa: «Non giro certo per i Festival donando canne. Io sono – puntualizza l’attrice romana – per la cannabis terapeutica, non per la canna ludica». E poi per non essere fraintesa, sottolinea: «Io difendo un principio e il diritto delle persone di dire ’io mi voglio curare così, io mi sento bene così’. Mi dispiace che venga confuso, tutto qua. E poi vorrei dire che la cannabis a uso terapeutico è già legale, non serve un referendum». Probabilmente in primavera ci sarà il referendum per la legalizzazione delle droghe leggere: «Forse legalizzare la cannabis sarebbe la scelta migliore, visto che oggi si ha un giro di spacciatori che vendono droghe molto più pericolose della cannabis…».

IN UN’INTERVISTA alla Tass ha detto di stare pensando a prendere la cittadinanza russa: «Ho una mamma russa, una famiglia in Russia e lì sono molto molto amata. Mi è stata offerta la possibilità di avere la cittadinanza russa. La crisi con l’Ucraina? Io però non mi occupo di politica». Poi risponde a una domanda sull’oppressione delle comunità Lgbt in quel paese: «Mi addolora profondamente ma è un tema che trovo anche assurdo dover affrontare ancora. Per me semplicemente non esiste diversità su questa base tra le persone. Ho sempre vissuto insieme ad amici e collaboratori omosessuali. Quello che ognuno fa a casa propria non mi interessa. E mi sono sempre sentita protetta e sostenuta nell’ambiente». Ma le polemiche non sono generate solo dalle dichiarazioni dell’attrice, anche la presenza di Eni fra gli sponsor del festival fa discutere. Le attiviste e gli attivisti di Fridays For Future Italia, il movimento globale per il clima fondato da Greta Thunberg, contestano il Festival di Sanremo per la scelta: «Alla classifica del Festival della canzone italiana bisognerebbe affiancare la classifica delle 100 aziende che hanno causato il 71% delle emissioni di CO2 a livello globale -, dichiarano gli attivisti -. scopriremmo che Eni si è meritata il trentesimo posto, mentre detiene il primato a livello italiano». «Il Festival di Sanremo sarà un’occasione di Greenwashing plateale per l’Ente Nazionale Idrocarburi – scrive FFF Italia. Milioni di persone vedranno comparire il logo di Eni negli intermezzi pubblicitari e sullo sfondo delle interviste ufficiali, nella cornice di iniziative apparentemente sostenibili. Ma il vero volto dell’azienda si legge nei milioni che ancora investe nei combustibili fossili, alimentando la crisi climatica». Gli attivisti lanciano anche: «un appello ai cantanti in gara affinché uniscano le loro voci alle nostre. Quelle di Eni sono solo ’parole parole parole».

MA SANREMO prosegue lo stesso e anzi – metabolizza le polemiche proprio come essenza stessa della manifestazione e attende i risultati degli ascolti della prima serata. Ma soprattutto – segno dei tempi che stanno cambiando anche sul palco dell’Ariston – i dati scorporati fra piattaforme digitale e i social che hanno visto trionfare il festival nell’edizione del lockdown, dei monologhi sulle sedie di Fiorello nel teatro vuoto. Intanto i dati resi noti dai discografici, segnalano nel 2021 un incremento di vendite per i brani proposti al festival fra copie fisiche e liquide. In un grafico spicca infatti la crescita esponenziale del secondo Sanremo griffato Amadeus dove – complice soprattutto i Måneskin, la coppia Colapesce Di Martino con Musica leggerissima e la rivelazione Madame – sono stati distribuiti 28 dischi di platino, contro i 15 del 2020 e il 7 del 2019.