Si impara molto dalla lettura di The Taliban Reader. War, Islam and Politics, a cura dei ricercatori Alex Strick Van Linschoten e Felix Kuehn.
Quasi seicento pagine di documenti, per la maggior parte pubblicati sui canali di comunicazione del gruppo, sui quotidiani controllati negli anni Novanta o, dopo il 2001, sui siti internet.
Un patrimonio di informazioni di altissimo valore, perché consente di guardare dall’interno, attraverso i loro stessi occhi, quel gruppo di «studenti coranici» finora giudicato perlopiù dall’esterno.
E di farlo lungo un arco di tempo piuttosto lungo. Cronologicamente, il volume è diviso in tre sezioni: la prima, dal 1979 al 1994, è intitolata «Mujahedeen and Topakiyaan» e illumina le ragioni sociali della loro affermazione dentro la storia della resistenza all’occupazione sovietica e poi della guerra civile.

La seconda, «Islamic Emirate of Afghanistan», copre l’intero periodo – dal 1994 al 2001 – in cui gli studenti coranici provano, faticosamente e con molte discussioni interne, a farsi Stato, difendendo la nazione ma rifiutando il «nazionalismo», in un dialogo mai interrotto con il resto del mondo; l’ultima, dal 2001 a oggi e intitolata «Insurgency», riguarda invece la «seconda vita» dei Talebani, quando diventano movimento di insurrezione e guerriglia e si domandano quali codici di condotta adottare, quali strategie usare e per quali fini politici.

Dalla lettura dei documenti – resoconti personali, brani di biografie, interviste, dichiarazioni ufficiali e necrologi – saltano agli occhi tre elementi, in contraddizione con l’immagine strereotipata dei Talebani: eterogeneo per nascita e natura, il movimento è in continua evoluzione.
L’evoluzione interna è fortemente condizionata dal contesto esterno, dalle trasformazioni della società afghana ai rapporti internazionali; c’è ancora molto da scoprire, studiare e conoscere sui barbuti afghani, di ieri e di oggi.

Ai curatori del volume, Alex Strick Van Linschoten e Felix Kuehn, va riconosciuto il merito di provare a colmare le tante lacune. Si occupano di Afghanistan dal 2006. Già allora, attraverso il servizio di traduzione per media chiamato AfghanWire, provavano a raccogliere fonti di informazione primarie.
Un lavoro che gli ha fatto incontrare Mullah Zaeef, ex ambasciatore talebano in Pakistan, di cui hanno curato la versione inglese dell’autobiografia, My Life with the Taliban (Hurst 2011), per dare poi alle stampe An Enemy We Created (Hurst 2012), testo cruciale sul controverso rapporto tra i Talebani e al-Qaeda.

Ricerche che fanno parte – come questo The Taliban Reader e come i libri della casa editrice da loro fondata a Berlino, the First Draft Publishing – di un ambizioso progetto di raccolta e digitalizzazione di documenti sugli studenti coranici, il Taliban Sources Project.
Rifiutato con pretesti giuridici dalla British Library nel 2015, finirà nella sede di Kabul del centro di ricerca Afghanistan Analysts Network.

(The Taliban Reader. War, Islam and Politics, a cura di Alex Strick Van Linschoten e Felix Kuehn, Hurst Publishers)