In un video postato su Facebook il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha annunciato un referendum sulla legge riguardante la propaganda Lgbtq, al centro di un nuovo confronto teso fra Budapest e Bruxelles. Una legge che, secondo le motivazioni ufficiali, è stata concepita per vietare l’incoraggiamento dell’omosessualità soprattutto fra i minori. Secondo i vertici dell’Ue, discrimina la comunità Lgbtq.

«QUESTA LEGGE non serve alla protezione dei bambini, è un pretesto per discriminare. È una legge è vergognosa»: così aveva detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, agli inizi di luglio, al dibattito in plenaria al Parlamento europeo.
Parole che avevano stizzito il governo ungherese, come dimostra la risposta della ministra della Giustizia Judit Varga, tutta tesa a difendere il diritto dell’Ungheria a scegliere ciò che è meglio per sé: «Nel comunismo i minori sono stati educati in modo obbligatorio dal partito-Stato. Oggi gli apostoli della democrazia liberale vogliono fare lo stesso, ma non lo permetteremo». Nelle scorse settimane l’esecutivo comunitario aveva chiesto a Budapest di ritirare la norma, ma il governo Orbán non sembra averne alcuna intenzione: «L’Ungheria difenderà la legge con ogni mezzo legittimo», ha ribadito Varga secondo cui il diritto europeo è usato per dar luogo a «battaglie ideologiche».

I TEMI DELLA PROPAGANDA orbániana in risposta alle critiche che provengono dall’esterno sono sempre le stesse: il liberalismo che la tecnocrazia di Bruxelles vorrebbe imporre ai paesi membri con i suoi falsi miti: il multiculturalismo, la varietà sessuale, tanto per menzionarne alcuni. Di recente, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione che lascia al governo ungherese due mesi per dare una risposta. Al momento la risposta dalla città danubiana è che ci sarà un referendum sulla «protezione dei minori».

«QUESTO È L’UNICO MODO di rispondere a tutti gli attacchi provenienti da Bruxelles e dalla sinistra», ha scritto su Twitter l’europarlamentare del Fidesz Balázs Hidvégi. Membri e sostenitori dell’esecutivo magiaro insistono quindi sugli attacchi degli ambienti liberali e di sinistra provenienti dal mondo occidentale che, a detta di Orbán, vorrebbe imporre all’Ungheria e agli altri Stati dell’Europa orientale principi e valori estranei ai paesi di Visegrád e dintorni. Per la propaganda governativa la legge non ha nulla di discriminatorio, ma stabilisce che solo i genitori possono decidere come impostare l’educazione sessuale dei loro figli. Aggiunge che l’educazione nelle scuole non deve in alcun modo entrare in conflitto con i genitori ma deve avere una funzione supplementare. In altre parole questa legge proteggerebbe i più giovani ma anche le famiglie.

VIETA DI AFFRONTARE l’argomento dell’omosessualità in ambito scolastico per evitare alle menti giovani e impreparate turbamenti che potrebbero sfociare in scelte sessuali sbagliate. Sbagliate sul piano etico e su quello pratico, secondo la retorica del potere: il premier ha posto fra le priorità dell’azione governativa gli incentivi alle nascite data la poco florida situazione demografica del paese. In quest’ottica le tendenze omosessuali non sono in linea con l’agenda natalista del governo.
L’opposizione si mobilita contro il referendum. «Il primo ministro Orbán ha subito sconfitte pesanti in questi giorni, ha perso i fondi dell’Ue a causa della corruzione dilagante, la stampa mondiale lo accusa di spiare giornalisti e politici dell’opposizione in modo illecito e ora si inventa una guerra contro Bruxelles sotto forma di referendum – afferma in un comunicato il partito DK (Coalizione Democratica) – Noi faremo di tutto perché questo referendum sia nullo».

PER LE NORME VIGENTI un referendum ha successo se il 50% più 1 degli aventi diritto esprime un voto valido. Il governo farà di tutto perché non finisca come nel 2016: il referendum sul rifiuto dell’accoglienza obbligatoria ai migranti fallì per scarsa affluenza alle urne.