È il ribaltamento di una celebre storia di livello internazionale, il rovesciamento di una realtà che pareva immutabile. Ma purtroppo non è un ossimoro: Riace respinge i migranti.

È il nuovo corso leghista del sindaco (decaduto in quanto ineleggibile ma ancora saldo al suo posto) Tonino Trifoli. È lui che ha preso carta e penna e ha declinato l’invito della Prefettura e dell’Asp di Reggio. La prefettura aveva individuato una struttura, l’ex Hotel Stella Marina, da destinare alla «quarantena dei migranti». Ma già il 6 luglio l’amministrazione aveva risposto picche. Con un’acida lettera manifestava «la propria contrarietà rispetto i provvedimenti presi, ovvero destinare l’ex albergo a edificio per l’isolamento di migranti positivi o presunti tali al covid19».

Ieri, poi, Trifoli ha messo la pietra tombale alla diatriba. E ha sotterrato così una storia ventennale di fratellanza e solidarietà.

Rispondendo all’Asp che aveva richiesto «la documentazione per il rilascio del parere igienico sanitario di alloggi destinati ad eventuale quarantena di pazienti covid» ha respinto al mittente l’invito.

Non si sa in base a quali criteri il sindaco sostiene che «il territorio di Riace non è pronto ad affrontare un’emergenza sanitaria essendo tra l’altro sprovvisto, come tutti i comuni limitrofi, di una qualsivoglia struttura sanitaria adatta ad affrontare una possibile crisi da contagi».

Tutto falso. Era stato, infatti, già l’Ambulatorio popolare Jimuel (peraltro situato a poche centinaia di metri dall’albergo) a smentirlo anzitempo. L’equipe di medici, guidata dal dottor Isidoro Napoli, aveva dichiarato la propria disponibilità ad effettuare tutti i controlli medici e gli esami radiografici necessari.

Ma la propaganda, evidentemente, ha più valore della vita e della salute delle persone.

«Mi vergogno per queste decisioni- dice al manifesto l’ex sindaco Mimmo Lucano -. Poche decine di migranti che sbarcano sulle nostre coste non sono un pericolo. L’emergenza da noi si chiama ‘ndrangheta non certo i poveri disperati che scappano da guerre e carestie. Hanno deciso che Riace deve essere una fortezza. Ma non fanno altro che snaturarla. Qui abbiamo educato alla pratica dell’accoglienza, loro pensano soltanto a disumanizzare. E non è vero che noi mettevamo al centro prima gli stranieri e poi i riacesi. Qui grazie agli immigranti abbiamo creato posti di lavoro e prodotto ricchezza. Ma se lo mettano in testa che la Calabria per storia e formazione non è una terra di chiusura. E comunque, per esser chiari, il “Villaggio globale” di Riace sopravvive e sopravviverà».

È l’area, sita a Riace superiore, che Lucano storicamente ha scelto come avamposto per i progetti di convivenza multietnica. Dopo una fase di stasi ora il borgo sulle alture della Locride prova a ripartire.

«Il prossimo 8 agosto inaugureremo l’Antica forgia del paese (vedi il manifesto del 3 luglio, ndr) e sveleremo i nuovi murales- afferma l’attivista Giuseppe Tiano della “Terra di Piero”- che alcuni artisti calabresi hanno disegnato in queste settimane.

Ad agosto sono già pronti i campi di lavoro e centinaia di posti letto sono prenotati per il turismo responsabile. Il villaggio torna in movimento. E’ la migliore risposta alla propaganda di Salvini e dei suoi piccoli epigoni».