Su Eldiario.es – un sito internet vicino alla sinistra – un articolo a firma di Juan Moreno Yagüe, deputato di Podemos nel parlamento andaluso e Francisco Jurado Gilabert, propone uno scenario di questo genere: nel caso in cui Rajoy non riesca ad ottenere garanzie da nessuno per il suo governo, Unidos Podemos potrebbe votare un governo a guida Psoe, senza chiedere nulla in cambio, ma passando poi all’opposizione. In questo modo, viene scritto, tutti i partiti si ritroverebbero in una situazione paradossale e sarebbero probabilmente costretti a cambiare vertici ed equilibri.

In particolare il Psoe metterebbe, forse, in un angolo la sua parte più conservatrice; Rajoy di fatto uscirebbe di scena e Podemos potrebbe riorganizzarsi al meglio, contrastando però un governo che seppure non di sinistra, non sarebbe neanche di destra. Di questo e di altri scenari, e delle ragioni dell’esito elettorale abbiamo parlato con Joan Subirats, politologo e professore all’università autonoma di Barcellona e vicino al movimento «Barcelona en comu».

02europa intervista
Professore partiamo con una valutazione del voto del 26 giugno.
C’è una lettura che propone la tenuta del bipartitismo da parte di Pp e Psoe, il cui voto è stato più alto di quello che ci si aspettava. Poi c’è un’altra lettura che credo sia più corretta e che ha a che vedere con la fine di un ciclo elettorale. La situazione ormai è molto diversa dal 2011. Da allora ad oggi ci sono state un’elezione europea, due politiche e le elezioni in Catalogna e Andalusia. La situazione è totalmente cambiata, il quadro generale è diverso: è il primo punto da tenere a mente. Poi conta anche la netta divisione generazionale. Gli elettori del Pp hanno una media di 59 anni, quelli del Psoe 57, quelli di Ciudadanos 47, quelli di Unidos Podemos 45. La tendenza è la seguente: i più anziani, con meno titoli di studio e meno «urbani», più rurali, votano i vecchi partiti. I più giovani, con più titoli di studio e «urbani», votano a sinistra. Ha pesato probabilmente proprio l’astensione dei giovani, insieme a una campagna elettorale che ha puntato tutto sul «sorpasso», senza valutare una situazione che è cambiata nel tempo.

 

Ci sono stati errori di strategia?
Sicuramente qualcosa non ha funzionato. Iglesias è sembrato molto preoccupato per la sua leadership e la stessa alleanza con Izquierda Unida è stata contraddittoria. Podemos ha puntato tutto proprio sulla fine dell’ideologia che contrappone destra e sinistra in base a una scelta che poneva la gente contro la casta. Errejon infatti non era d’accordo con la confluenza, ma ha accettato e ha finito per organizzare una campagna elettorale di centro. Iglesias ha anche detto che Zapatero è stato il miglior primo ministro mentre si può dire esattamente il contrario. Molti a sinistra a seguito di questa campagna non si sono probabilmente sentiti rappresentati. Se dici che sei socialdemocratico, uno può pensare che allora tanto vale votare i socialdemocratici originali, ovvero il Psoe.

Ha influito il Brexit?
Sì, perché i voti dei popolari sono saliti e pare siano cresciuti proprio dopo il Brexit. La crescita dei popolari secondo alcuni studi è stata addirittura di tre punti percentuali. Ha influito anche perché la campagna elettorale è stata molto polarizzata: Podemos contro Popolari e tutti contro Podemos. I quotidiani hanno fatto il loro. Stupisce soprattutto El Pais, nel sui comitato editoriale tra l’altro siedono persone di Ciudadanos. I giornali di destra hanno fatto la loro campagna, El Pais ha demonizzato in modo molto forte Podemos. Anche questo ha influito.

Che conseguenze ci possono essere ora per Unidos Podemos?
Dopo l’immediata delusione arriverà il momento in cui tutto verrà analizzato con più tranquillità. Ora Podemos può cominciare a puntare a organizzare meglio i propri circoli territoriali, migliorare la propria organizzazione. Podemos è generalmente un partito top down, tranne in quei luoghi, come ad esempio in Catalogna, dove c’è più organizzazione perché semplicemente c’è una rete sociale più solida. C’è da riformare dunque l’organizzazione e rivedere anche una linea ideologica generale, abbandonando questa strada «socialdemocratica» e tornando ad avere una posizione meno contraddittoria e più definita.

Che scenario si apre adesso?
Dipenderà da cosa succederà con il governo. Se il Psoe appoggerà, partecipando o astenendosi, al governo si aprirà una stagione di opposizione. Ma se non dovesse essere così si aprono anche altre possibilità. A quel punto bisognerà capire: meglio non appoggiare nessuno o provare un’altra strada, sebbene in posizioni diverse rispetto al paventato sorpasso, con i socialisti? Se Rajoy non chiude per il governo si potrebbero aprire altri scenari.