Matteo Salvini ci tiene a mostrasi tranquillo: «Ho piena fiducia nel ministro Piantedosi», dice il leader della Lega dopo che anche i ricorsi presentati contro la bocciature di 14 emendamenti del Carroccio al decreto legge sulle ong ieri sono stati respinti. Apparentemente, dunque, nessuna irritazione verso gli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia che mercoledì, nelle Commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera dove il provvedimento è in discussione, hanno dichiarato inammissibili le proposte di modifica della Lega spaccando clamorosamente la maggioranza e lasciando da soli i leghisti. La tensione resta, ovviamente, ma meglio andare avanti. «Sono soddisfatto, i due capigruppo della Lega seguono la vicenda», assicura quindi il leader.

Quello di Salvini potrebbe essere descritto come il classico caso di chi fa buon viso a cattivo gioco. Solo in parte però. Se è vero, infatti, che il blitz tentato mercoledì per cancellare la protezione speciale, rendere più difficili i ricongiungimenti familiari e allungare i tempi di detenzione dei Centri per il rimpatrio, insomma per riportare in vita i vecchi decreti sicurezza modificati dal parlamento è fallito, è vero anche che il decreto pensato da Piantedosi per rendere più difficile il lavoro della ong nel Mediterraneo va comunque avanti e che di nuove e più severe regole sull’immigrazione si potrebbe tornare a parlare presto con un nuovo provvedimento. «Quanto deciso oggi non modifica in alcun modo l’attenzione che il governo di Giorgia Meloni conferisce al tema dell’immigrazione, che sarà trattato con l’incisività che merita e in maniera organica», hanno rassicurato l’alleato i due capigruppo di Fratelli d’Italia in prima e nona commissione.

Anche perché non sono certo gli inasprimenti delle norme che mancano, come dimostra uno dei tre emendamenti presentati ieri dai relatori del decreto. Prevede la possibilità di sanzionare la nave di una ong che ha effettuato soccorsi multipli anche se l’accertamento della «violazione» avviene dopo lo sbarco. «E’ una misura che dà il senso dell’intero provvedimento, basato su un atteggiamento persecutorio nei confronti di chi salva vite umane in mare. Politicamente inaccettabile, eticamente barbarico» commenta Filiberto Zaratti, capogruppo Alleanza Versi e Sinistra in commissione Affari costituzionali. Le altre due modifiche intervengono invece sulla competenza di chi stabilisce la sanzioni («il prefetto del luogo in cui ha sede l’autorità nazionale per la ricerca e il soccorso i mare») e sulla possibilità di destinare i proventi delle sanzioni ai Comuni interessati dai flussi migratori. Le commissioni torneranno a riunirsi lunedì in modo da consentire l’arrivo in aula del decreto per il 2 febbraio.

Di immigrazione hanno parlato anche i ministri dell’Interno dei 27 riuniti ieri a Stoccolma. Tutti, a cominciare dalla Commissaria Ue per gli Affari interni Ylva Johansson e dalla ministra svedese e presidente di turno Maria Malmer Stenegaard, hanno spinto per un rafforzamento della politica dei rimpatri dei migranti irregolari. «Ritengo – ha detto il ministri Piantedosi – che sia opportuno sviluppare un terzo modello di rimpatrio, che potremmo chiamare ’rimpatrio forzato accompagnato’. Un’operazione di ritorno che sia associata a progettualità di reintegrazione, anche in caso di rimpatri forzati». A Stoccolma i ministri hanno però ricordato anche l’importanza di bloccare i cosiddetti movimenti secondari.

Intanto il Viminale continua ad assegnare alle navi delle ong porti estremamente distanti. Mentre l’arrivo della Geo Barents a La Spezia è previsto per sabato, la Ocean Viking, con 95 migranti a bordo, ha ricevuto come porto di destinazione quello di Carrara: «È a 1.500 chilometri di distanza dalla zona delle operazioni», ha protestato ieri la ong Sos Mediterranée. «Ciò comporta una navigazione di 3 giorni ed espone donne, uomini e bambini ad onde, pioggia, vento e freddo».