Mentre la comunità internazionale discute dell’inserimento nella lista israeliana dei gruppi terroristici di sei tra le più note ong palestinesi, il governo di Tel Aviv procede nell’ormai solita violazione del diritto internazionale e di innumerevoli risoluzioni Onu: domenica ha annunciato la costruzione di oltre 1.300 nuove unità abitative in sette colonie nella Cisgiordania occupata. Si aggiungono alle 2mila autorizzate lo scorso agosto.

Così una delegazione del ministero degli esteri israeliano e dei servizi segreti dello Shin Bet si presenterà a Washington, insieme alle prove che dice di aver raccolto contro le sei ong (Al-Haq, Addameer, Uawc, Bisan, Dci e Upwc), impegnate da decenni nella difesa dei diritti di donne, bambini, prigionieri, contadini, tanto da avere in alcuni casi uffici all’Onu.

Secondo Israele, hanno legami stretti con il Pflp (Fronte popolare per la Liberazione della Palestina), partito marxista considerato da Tel Aviv terrorista. Il viaggio negli Stati uniti servirà a spegnere le mezze critiche espresse dal Dipartimento di Stato che lamentava di essere stato tenuto all’oscuro della mossa israeliana. Parla anche l’Unione europea che ad alcune delle ong coinvolte versa finanziamenti per progetti.

Se alcuni paesi membri si sono detti «oltraggiati» dalla decisione, ieri il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano, ha fatto sapere che Bruxelles «prende molto seriamente le accuse mosse» ed è in contatto «con i partner israeliani per chiarimenti». In merito ai fondi, ha aggiunto: «Abbiamo molte salvaguardie a garanzia dell’utilizzo delle risorse comunitarie e strumenti nel caso venga provato» un abuso del loro uso.