Procedono a ritmo serrato le indagini sull’omicidio del magistrato di origini italiane Marcelo Pecci, uno dei più importanti pubblici ministeri paraguayani, impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata e il narcotraffico. Un caso che ha scosso il Paraguay, la Colombia e un po’ tutta l’America latina (e oltre), e per più di una ragione.

IN PRIMO LUOGO, per l’alto profilo del procuratore ucciso, noto per il suo coinvolgimento in alcuni dei casi giudiziari più rilevanti e mediatici nel paese, come l’operazione “A Ultranza Py” contro il narcotraffico e il riciclaggio di denaro, considerata la più grande della storia del Paraguay, mirata a disarticolare un’organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina dai paesi produttori in Sudamerica ai porti europei. Avviata alla fine del 2019, l’operazione aveva condotto, tra febbraio e marzo scorsi, alla cattura di Miguel Ángel Insfrán e di suo fratello José Insfrán, a capo di uno dei più forti clan del narcotraffico in Paraguay, e all’arresto di almeno 25 persone, alcune delle quali legate ad alti funzionari governativi.

MA PECCI DIRIGEVA anche le indagini relative all’attentato di San Bernardino, avvenuto il 30 gennaio scorso durante un festival di musica alla presenza di oltre 15mila persone, il cui probabile obiettivo era il presunto narcotrafficante José Luis Bogado Quevedo, alias Kure, come pure quelle sull’assassinio, nel 2021, dell’imprenditore paraguayano Mauricio Schwartzman, sospettato di appartenere proprio al gruppo criminale contro cui era diretta l’operazione “A Ultranza Py”.
Una forte impressione, tuttavia, ha suscitato anche il modo in cui è avvenuto l’omicidio del magistrato, caduto nella spiaggia privata del Decameron hotel di Barú, un’isola paradisiaca della Colombia a 45 minuti da Cartagena de Indias, dove si trovava in viaggio di nozze con la giornalista investigativa paraguayana Claudia Aguilera. La quale, appena poche ore prima, aveva postato sulle reti sociali una foto dei due sposi abbracciati in spiaggia, con un paio di scarpette da bambino posate su un sasso, accompagnata dalla scritta: «Il miglior regalo di nozze è… la vita che ti avvicina alla più bella testimonianza dell’amore».

A distruggere quel momento di profonda felicità, alle dieci e mezza della mattina di martedì, sono stati due sicari giunti in spiaggia a bordo di una moto d’acqua, uno dei quali si è avvicinato al magistrato e, senza dire una parola, gli ha sparato in faccia e sul petto, per poi fuggire sulla stessa Jet Ski, dopo aver ferito anche un addetto alla sicurezza dell’hotel. Una modalità, quella dell’impiego di una moto d’acqua, già utilizzata in Messico ma senza precedenti in Colombia.
Secondo la viceprocuratrice generale Marta Mancera, sono tre le «grandi linee di indagine» a cui stanno lavorando le forze speciali della polizia colombiana – a cui ieri si è unita anche una squadra specializzata in narcotraffico proveniente da Asunción – sulla base di «oltre 100 elementi probatori», compresi alcuni video relativi ai momenti precedenti l’assassinio, a cui si aggiunge l’identikit di uno dei due killer. Mentre le autorità colombiane hanno offerto una ricompensa di quasi 500mila dollari a chiunque fornisca informazioni che portino alla cattura dei responsabili.

UNA DELLE IPOTESI, secondo quanto ha reso noto il ministro dell’Interno paraguayano Federico González, è che i sicari abbiano seguito Pecci dal Paraguay, volando sul suo stesso aereo della Copa Airlines (motivo per cui sono stati richiesti i dati di tutti i passeggeri di quel volo). Ma non si esclude neppure che gli assassini appartengano al Clan del Golfo, un’organizzazione narcoparamilitare colombiana che per quattro giorni ha messo a ferro e fuoco il nord della Colombia, obbligando la popolazione di almeno 74 comunità di 11 diverse regioni a chiudersi in casa. Otto vittime e quasi 200 veicoli dati alle fiamme il bilancio del “paro armado”, realizzato come risposta all’estradizione del capo del Clan del Golfo Dairo Antonio Úsuga, detto Otoniel, il cui arresto, nell’ottobre del 2011, era stato enfaticamente salutato da Iván Duque come «un successo paragonabile solo alla caduta di Pablo Escobar».