Un pogrom in piena regola quello avvenuto a Kiev la scorsa domenica contro alcuni negozi di venditori di origine caucasica, da parte di un nutrito gruppo di attivisti dell’estrema destra della capitale ucraina. Già il giorno precedente, nel tardo pomeriggio e poi al termine della finale di Champions League, gruppi di ultras ucraini legati a formazioni neonaziste avevano attaccato a freddo dei tifosi del Liverpool con coltelli e spranghe, ferendone alcuni e costringendone 2 alle cure ospedaliere.

NON CERTO UN CASO ISOLATO. La polizia, secondo l’Informator di Kiev, aveva già registrato ben 26 aggressioni contro cittadini stranieri nelle 48 ore precedenti l’incontro di calcio.
Il mattino successivo poi, circa 500 attivisti dell’estrema destra si sono presentati presso il centrale mercato «Lesnaya» decisi a punire i commercianti di origine caucasica che «avevano importunato degli ucraini». Secondo i neofascisti i commercianti di provenienza azera avrebbero malmenato qualche giorno prima una donna ucraina rea di aver tentato di rubare della frutta dai loro banchi.

IL CORTEO NEOFASCISTA, una volta dentro i padiglioni del mercato, al grido di «Straniero ricorda, qui siamo noi i padroni», ha distrutto e bruciato molte bancarelle di commercianti stranieri, come ha poi affermato lo stesso capo della polizia al giornale Segodnya.

Alcuni avventori che stavano filmando la scena sono stati minacciati da individui incappucciati appartenenti ai gruppi neofascisti S14, già passato alle cronache il 14 aprile scorso per l’assalto a un campo rom appena fuori Kiev che avevamo già denunciato sul manifesto, e Pravy Sektor. Solo più tardi la polizia è intervenuta fermando 37 presunti partecipanti all’assalto, poi rilasciati dopo un minaccioso presidio di militanti dell’estrema destra fuori dal commissariato di polizia. Si tratta solo dell’ultimo odioso caso di xenofobia contro stranieri o comunità locali non autoctone. Ormai in tutto il Paese scorrazzano liberamente gruppi della destra radicale. Solo 5 giorni fa a Ternopol, nell’Ucraina occidentale, un gruppo di estrema destra ha dato l’assalto a un accampamento rom. Per l’aggressione sono state arrestati 12 individui. E il 9 maggio vicino a Leopoli, a Rudny, si è ripetuto lo stesso macabro rito.

CHE IL POTERE CENTRALE e il governo di Poroshenko abbiano delle responsabilità per questa ondata crescente di violenze è dimostrato da come sta affrontando il caso giudiziario di Andrea Rocchelli. ll 24 maggio del 2014, il giornalista italiano e l’attivista dei diritti umani Andrey Mironov furono uccisi nei pressi di Slovyansk, una cittadina del Donbass, a causa di colpi di mortaio sparati contro l’auto su cui viaggiavano, durante la fase più calda della guerra tra l’esercito del Tridente e le milizie delle repubbliche ribelli del Donbass.

DIECI MESI FA, al termine di una lunga inchiesta, la polizia italiana arrestò a Bologna il presunto assassino di Rocchelli, Vitaly Markiv, allora membro della guardia nazionale ucraina. Da allora gruppi di estrema destra hanno tenuto vari presidi «di protesta» davanti all’ambasciata italiana a Kiev e a Roma. Ora, pochi giorni dopo che Markiv è stato rinviato a giudizio dal tribunale italiano, il ministero degli interni ucraino ha sentito perfino la necessità di convocare l’ambasciatore italiano a Kiev Davide La Cecilia: un evidente tentativo di intimidazione nei confronti della nostra magistratura e della nostra diplomazia.