Erdogan è pronto ad inviare oltre 10 mila soldati nel Kurdistan siriano (Rojava). La missione dovrebbe partire a metà dicembre per rafforzare le safe-zone turche in Rojava, create la scorsa estate, per produrre prigioni a cielo aperto per i profughi in fuga dal conflitto.

Questo è uno dei punti centrali di cui il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo la vittoria elettorale dello scorso primo novembre, sta discutendo al G20 di Antalya, che si chiuderà domani, con il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, dopo la concessione turca della base di Incirlink alle forze della coalizione internazionale anti-Is. Secondo alcune anticipazioni del premier, Ahmet Davutoglu, il piano permetterebbe all’esercito turco di penetrare fino a 46 chilometri all’interno di Rojava, l’allestimento di sei campi profughi, 11 basi logistiche e 17 zone di sicurezza.

All’apertura dei lavori, a cui prende parte anche il presidente russo, Vladimir Putin, Erodgan ha ricordato le vittime degli attentati di Parigi, costati la vita ad oltre cento persone. «Il terrorismo minaccia tutti», ha aggiunto il presidente turco. Erdogan ha fatto riferimento anche alla lotta agli «asset finanziari» dei jihadisti.

Sebbene i temi in discussione siano prevalentemente di natura economica, questo summit servirà a fare il punto sulle indagini in riferimento agli attacchi in Francia e alle conseguenze che avranno sul conflitto in Siria. In altre parole, altri paesi potrebbero voler accompagnare Ankara nella sua missione di terra programmata in Siria.

Per esempio, il presidente francese, François Hollande, che a pochi minuti dagli attacchi di Parigi ha parlato di «atto di guerra» potrebbe annunciare la partecipazione di soldati francesi, impegnati in territorio siriano, per combattere Is.

Questa sarebbe tra le opzioni che vengono vagliate in queste ore per sradicare gli estremisti islamici che hanno creato un vero e proprio stato tra la Siria e l’Iraq, preso di mira soprattutto dalle forze kurde del Partito del lavoratori del Kurdistan (Pkk), del Partito democratico unito (Pyd) e dei peshmerga iracheni.

Queste forze insieme sono riuscite a riconquistare la città di Sinjar rafforzando la continuità territoriale di Rojava: una delle principali fonti di preoccupazione per Erdogan. Nonostante questo, la Turchia ha continuato ieri a bombardare decine di basi del Pkk nel Nord dell’Iraq. La campagna contro il partito di Ocalan è stata avviata lo scorso luglio, mascherata dalla lotta all’Is.

L’incontro tra Obama (che ha anche discusso di Siria in un bilaterale con Putin) e Erdogan è arrivato il giorno dopo i colloqui di Vienna per trovare una soluzione alla guerra civile in Siria, con il coinvolgimento turco. Secondo i primi incontri, il piano prevederebbe sei mesi di negoziati tra governo e opposizioni ed elezioni entro 18 mesi. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha denunciato tuttavia quanto i raid russi in Siria stiano aumentando il numero dei profughi kurdi e siriani che cercano di arrivare in Europa.

«L’unico effetto fin qui degli attacchi russi è l’aumento del numero di rifugiati», ha detto. Tusk ha anche aggiunto che la Russia deve combattere contro lo Stato islamico e non contro le opposizioni moderate in Siria.

Alla vigilia del summit, la Turchia ha annullato un pre-contratto da 3,4 miliardi di dollari, siglato nel 2013, con un’azienda cinese per la fornitura di missili terra-aria alle Forze armate turche. La decisione sarebbe ufficialmente legata alla mancata condivisione di alcune tecnologie da parte dei fornitori cinesi, Cpmiec. L’accordo aveva suscitato polemiche tra i partner Nato della Turchia, che avevano tra l’altro evidenziato l’incompatibilità dei missili cinesi con i sistemi difensivi dell’Alleanza atlantica.

Alle porte del G20, si sono svolte alcune manifestazioni di contestazione. Dieci persone sono state arrestate a ridosso della così detta zona rossa nel quartiere di Belek, sei di loro appartenevano al partito di sinistra Birlesik Devrimci Parti (Partito rivoluzionario unito). Un kamikaze si è fatto saltare in aria durante un raid della polizia a Gaziantep nel Kurdistan turco, ferendo cinque agenti.

La polizia è riuscita ad arrestare un altro militante. Il blitz era scattato nell’ambito dell’indagine sugli attentati di Ankara del 10 ottobre scorso nel quale sono rimaste uccise 102 persone, rivendicato da Is. Non si placano neppure le violenze a Silvan e Nusaybin (Kurdistan turco), dove da giorni vigono misure speciali incluso il coprifuoco.