Nove euro al mese per novanta giorni. Dopo il via libera del Bundesrat ora è ufficiale: dal 1 giugno viaggiare sui trasporti pubblici in Germania costerà solo 30 centesimi al giorno, praticamente gratis.

Una vera rivoluzione della mobilità di massa, innescata dalla tariffa sociale varata d’urgenza dal governo Scholz e rapidamente approvata da entrambi i rami del Parlamento. Obiettivo: alleggerire il caro-energia per 13 milioni di pendolari che ogni giorno si spostano sul territorio nazionale.

«Chiunque utilizzi treno, metropolitana o bus contribuisce in modo rilevante a rendere il Paese indipendente dalle forniture energetiche russe, mentre ci permette di compiere un altro importante passo sulla strada della neutralità climatica» è la ragione del maxi-sconto riassunta dal ministro dei Trasporti, Volker Wissing (Fdp). Costo del provvedimento: 2,5 miliardi di euro già accantonati nel bilancio federale all’inizio del mese.

Nei piani della coalizione Semaforo l’investimento pubblico servirà in parallelo anche a rilanciare il turismo nella Germania trasformata d’ufficio e improvvisamente nella mecca europea delle vacanze low-cost. Il ticket «9×90» sarà acquistabile da chiunque attraverso la biglietteria on-line o la App di Deutsche Bahn già a partire da lunedì prossimo.

Secondo il sondaggio della tv Ard il 44% dei tedeschi è convinto che «molto probabilmente» comprerà il biglietto anti-crisi, percentuale che cresce fino al 60% tra chi risiede nelle grandi città. Ma la tariffa ultra-ridotta rappresenta anche lo stimolo alle ferrovie statali per offrire un servizio in linea con la promessa della «New Mobiliy» del governo Scholz.

«Grazie ai nuovi treni stiamo aumentando la capacità e il comfort di viaggio su tutta la rete nazionale. Modernizzare il parco-mezzi vuol dire soprattutto rendere attrattivo il trasporto su rotaia. Da questo punto di vista il biglietto da 9 euro aiuta non poco» sottolinea Maria Menz, portavoce di Deutsche Bahn, ai microfoni del canale Dw.

Naturalmente, il trasporto pubblico a prezzo politico non piace a tutti. Spicca la contrarietà dell’Associazione dei distretti rurali che lamenta la scarsità di bus e treni al di fuori dei grandi e medi centri urbani, ma anche il terrore di molti imprenditori del cosiddetto turismo d’elite già in attesa della «calata degli straccioni» sulle Alpi bavaresi o sull’isola di Sylt, la Capri dei ricchi tedeschi affacciata sul Mare del Nord, collegata alla terraferma proprio dalla ferrovia che fino al 31 agosto sarà low-cost.

Al contrario le aziende del Tpl hanno accolto con favore la mega-riduzione tariffaria, nonostante pretendano che il governo includa tra le spese anche l’imprescindibile capitolo rimborsi. Agli utenti andrà restituito la maggior parte del costo degli abbonamenti comprati a prezzo pieno la cui validità coincide con il periodo del «9×90».

Biglietto tagliato su misura per salire su qualunque treno locale o regionale (limitatamente alle carrozze di seconda classe) al di là della società di gestione che non è sempre Deutsche Bahn, ma varrà anche per le linee fluviali o lacustri. Resta invece invariata la tariffa per l’Alta Velocità così come per i convogli Eurocity e Intercity e i mezzi con il logo “Flixbus-Flixtrain” ed “Eurolines” .

L’unica seria minaccia al buon esito dell’«9×90» potrebbe arrivare dal coincidente sconto sui carburanti: rischia di far cadere una considerevole parte di pendolari ancora dal lato dell’automobile. Sempre da inizio giugno a fine agosto, infatti, in Germania sarà in vigore anche il taglio delle accise di 30 centesimi al litro per la benzina e 14 per il gasolio. Tuttavia, il bacino del Tpl rimane enorme: secondo i dati ufficiali ogni anno in Germania oltre 10 miliardi di passeggeri utilizzano treni e bus, che così sostituiscono circa 20 milioni di spostamenti quotidiani in auto. Facendo segnare ricavi alle aziende del settore nell’ordine di 13 miliardi annui, aumentati di ben il 35% nell’ultimo decennio.