Mentre la Cina bollava come fake news il pezzo del New York Times di mercoledì secondo cui Pechino a inizio febbraio avrebbe chiesto a Mosca di non invadere l’Ucraina durante le Olimpiadi invernali, la guerra tornava a combattersi sulla pelle degli sportivi.

Ieri il Comitato paralimpico internazionale (Ipc) ha ribaltato la sua decisione e vietato agli 83 atleti e atlete russi e bielorussi di prendere parte ai Giochi paralimpici di Pechino. Fino a mercoledì la loro partecipazione era stata garantita, ma senza bandiera, come «neutrali». Poi le pressioni internazionali (e la minaccia di un boicottaggio di massa) hanno avuto la meglio.

Si teme, dice il presidente dell’Ipc Andrew Parsons, di mettere a rischio «l’integrità dei Giochi e la sicurezza dei partecipanti». È stata la Russia, ha aggiunto, «a violare la tregua olimpica». «Una vergogna, una decisione mostruosa», l’ha subito definita il Cremlino per bocca del portavoce Peskov. La Russia presenterà appello «contro una discriminazione basata sull’etnia».

Reagiscono anche gli atleti. Tra loro il bielorusso Yury Holub (sci di fondo): «Peccato che tutti pensino che sono gli atleti ad aver iniziato questa guerra. Io sono contro la guerra». In passato, tra gli altri, il Sudafrica dell’apartheid è stato escluso dai Giochi per 28 anni (dal ’64 al ’92), l’Afghanistan dei Talebani nel 2000; nel ’48 fuori Giappone e Germania post-seconda guerra mondiale.

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Anche Volkswagen e Ikea via dalla Russia

Volkswagen e Ikea sono fra le ultime compagnie ad aggiungersi alla lunga lista di aziende che hanno sospeso le loro attività in Russia. La casa automobilistica tedesca ha annunciato ieri di aver interrotto a tempo indeterminato le attività nelle fabbriche di Kaluga e Nizhny Novgorod, e che ogni esportazione verso la Russia è stata sospesa con effetto immediato.

Il gigante svedese dell’arredamento ha anch’esso annunciato il blocco della produzione e chiuso i suoi negozi sia in Russia che in Bielorussia, con conseguenze per 15.000 lavoratori. Nei giorni scorsi hanno annunciato la sospensione delle attività e delle vendite nel Paese anche Mercedes-Benz, Bmw e H&M. Altre grandi corporation, come Apple, hanno messo in pausa la vendita dei loro prodotti in Russia.