Gli avvocati penalisti indicono tre giorni di sciopero, dal 19 al 21 aprile (mercoledì-venerdì, poi c’è il ponte del 25 aprile), perché accusano il governo di scelte «ispirate al populismo giustizialista» e di ascoltare troppo le ragioni dei magistrati, e immediatamente il ministro della giustizia riceve il presidente della Camere penali. Rassicura che «entro giugno» il governo presenterà nuove riforme del processo penale nel senso che piace ai penalisti. I quali rispondono con «vivo apprezzamento» per la «concreta e fattiva attenzione». Mettendo da parte il fatto che la motivazione dello sciopero, che confermano, era proprio la distanza tra i tanti annunci del ministro e l’inerzia dei fatti.

Nel dubbio, il presidente dell’Unione camere penali, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, durante l’incontro con il ministro Carlo Nordio si preoccupa di battere su un punto limitato, ma molto concreto. C’è una norma nella riforma del processo penale firmata dall’ex ministra Cartabia, quella che impone all’imputato che vuole impugnare una sentenza l’obbligo di eleggere domicilio – introdotta con l’evidente scopo di ridurre forzatamente le impugnazioni – che i penalisti contestano da tempo. Sul punto ottengono da Nordio l’impegno a metterci mano. O almeno a convocare, lì per lì, una riunione dedicata solo a questo argomento. Nordio la organizza su due piedi, facendo contattare il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia e la presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi. La riunione ci sarà martedì prossimo.

Intanto all’Unione della camere penali, che quasi contemporaneamente in audizione alla camera spinge per la separazione delle carriere, Nordio non è in condizione di annunciare nessuna riforma concreta. Può solo raffinare gli annunci. Parla di un «cronoprogramma delle più urgenti riforme della giustizia penale» che è stato «definitivamente approvato dal governo». Il cronoprogramma. In base al quale a giugno dovrebbero arrivare «uno o più disegni di legge». Riguarderanno i temi ampiamente dissodati nelle interviste: abuso d’ufficio, carcerazione preventiva, appellabilità delle assoluzioni, intercettazioni.

La giornata però non finisce ancora. Nel pomeriggio viene diffuso il testo di un decreto del capo di gabinetto di Nordio, Alberto Rizzo, che istituisce un «Tavolo tecnico di consultazione per la riforma del processo penale». Avrà una durata semestrale. Il che è in evidente contraddizione con la volontà di presentare il testo delle riforme, già pronte, a giugno, cioè tra tre mesi. Anche questo annuncio solleva polemiche. L’Anm infatti nota subito che su dodici chiamati al tavolo, quattro sono delle Camere penali (presidente, vicepresidente, segretario e componente dell’ufficio studi). Mentre non c’è un solo nome della magistratura associata. Immediata la protesta: le toghe denunciano la «unilateralità della visione ministeriale» e parlano di «sostanziale discriminazione».

Prima di sera, Nordio replica. Dicendosi «stupito» visto che al tavolo ha chiamato diversi magistrati, in effetti cinque più il capo di gabinetto. E aggiunge che «proprio questa mattina è stato concordato con il presidente dell’Anm Santalucia un incontro per il prossimo 4 aprile». Un incontro che però, come già raccontato, ha per oggetto un problema limitato e specifico, cosa ben diversa da una consultazione prolungata sul complesso delle riforme. E poi, chiarisce Santalucia, «i magistrati convocati come singoli non rappresentano l’Anm. Se il ministro ritiene di coinvolgere un’associazione forense non può trascurare che esiste anche l’associazione dei magistrati». Annunci e polemiche, Nordio oltre non va.