Lo scorso venerdì l’Ansa annuncia il rientro di 1500 lavoratori nello stabilimento Fiat di Mirafiori e il premier, pochi minuti dopo, augura loro in bocca al lupo con un con un tweet: #italiariparte. La notizia è stata ripresa anche dal Sole 24 ore e da L’Unità, che arriva a scrivere «Dopo 5 anni riapre Mirafiori. In 1500 tornano a lavoro».

Sembra di assistere alla riapertura dello stabilimento dopo una lunga cassa integrazione, ma non è così. Mirafiori non ha mai chiuso. Semplicemente, ci sono state le ferie.
Il premier sembra averci preso gusto a dare i numeri sul lavoro e così, dopo i dati sbagliati sull’aumento dei contratti stabili – svelati proprio da il manifesto – sembra voler riprovarci. Stavolta però a smentirlo è la stessa Fiat, che in un comunicato spiega come a Mirafiori nulla cambia. Nessun nuovo assunto, né nuovi modelli. Si continua a produrre solo la Alfa Mito, con alcuni lavoratori impegnati nel progetto pilota del nuovo suv Maserati.

Le cifre diffuse da Renzi non sono però del tutto casuali. Federico Bellomo (Fiom Torino), spiega infatti a il manifesto che «quello di 1500 è una sorta di numero magico, poiché si tratta al contempo della quantità di dipendenti attualmente in cassa, di quelli che hanno complessivamente lavorato a Mirafiori nei mesi scorsi e di coloro che, secondo i piani aziendali, potrebbero lavorare al nuovo suv Maserati con la produzione a pieno regime. Evidentemente il presidente del consiglio ha unito la poca informazione all’ansia di sbandierare risultati che non ci sono».
Eppure, dall’industria auto di belle notizie ne arrivano, ma bisogna allontanarsi dalla Fiat di Marchionne, tanto cara al premier, e andare in Emilia.

Nella stessa giornata in cui viene scambiata l’ordinaria ripresa del lavoro con la fine della cassa integrazione a Mirafiori, la Lamborghini comunica infatti l’assunzione di 29 operai: i primi di una lunga serie che culminerà con l’assunzione di 500 persone entro il 2018, con l’ingresso in produzione del nuovo modello Urus.

Lo storico marchio di Sant’Agata Bolognese, di proprietà Wolkswagen, passerà dunque dagli attuali 1300 occupati a 1800. Tutti sottoposti alla “Carta dei rapporti di lavoro in seno al Gruppo Volkswagen”, improntata alla cogestione anche nelle politiche del personale, in entrata e uscita. Diritti sconosciuti in Fiat.

«Nel nostro stabilimento – spiega Luca Zoboli, rsu Fiom Lamborghini – non possono operare più del 10% di interinali, stiamo discutendo una forma di prepensionamento sul modello tedesco e tutto è improntato alla condivisione delle decisioni, con incontri settimanali conl’ azienda».

Stefano, entrato in Lamborghini come interinale nel 2014, ha firmato il contratto di assunzione da tre giorni: «È stato bellissimo – dice – non immaginavo esistesse un’azienda così».
In Lamborghini la Fiom ha il 96% dei voti – 17 Rsu su 18 – e l’accordo aziendale va in direzione opposta alle politiche del governo. Un fatto non troppo isolato da queste parti.

Alla Toyota di Casalecchio, sindacati e azienda hanno concordato che «i dispositivi in questione – i dispositivi Gps – non possano essere utilizzati per alcuna forma di controllo a distanza», mentre la Fiom regionale sta inviando centinaia di diffide alle aziende emiliane sul Jobs Act: chiede di non applicare demansionamento, trasferimento, controllo a distanza e licenziamenti.