Sono ancora tanti i dettagli da chiarire nell’omicidio della giovane Noemi Durini di Specchia, in provincia Lecce, al di là della confessione spontanea resa dal 17enne fidanzato L.M. agli inquirenti nella giornata di mercoledì. Anche per questo, per il momento, si è preferito trasferire il ragazzo in una casa “protetta”.

Per iniziare, bisognerà chiarire come è stata uccisa Noemi. L’autopsia sul corpo fatto ritrovare dal ragazzo in un terreno nelle campagne di Castrignano del Capo (Lecce) coperto da un cumulo di sassi, dovrebbe svolgersi sabato, al massimo lunedì, nell’ospedale Fazzi di Lecce, dove mercoledì è stata trasferita la salma, ma l’esame autoptico sarà preceduto quest’oggi da una Tac. Al momento, dopo una prima ispezione, il medico legale ha rilevato la presenza di alcune lesioni sul collo della vittima. L’esame autoptico dovrà stabilire se quelle lesioni siano state provocate da un’arma da taglio oppure dall’azione di larve durante gli 11 giorni in cui il corpo è rimasto seppellito, motivo per il quale era in avanzato stato di decomposizione, con il cranio sfondato, il volto irriconoscibile e ferite su varie parti del corpo.

ULTERIORI INDAGINI e approfondimenti scientifici saranno svolti anche su alcune tracce di sangue ritrovate nella vettura del giovane, la Fiat 500 sulla quale è salita Noemi la notte in cui è stata uccisa, dopo che in un primo momento era stata esclusa la presenza di tracce interessanti nell’auto, risultata lavata il giorno stesso dell’omicidio. Il sangue è stato trovato sulla cintura di sicurezza del conducente e sullo sportello anteriore sinistro: ora si dovrà stabilire se si tratti o meno del sangue della vittima. Gli inquirenti sono entrati anche in possesso di un video che mostra il ritorno a casa della vettura condotta dal giovane, intorno alle 6 del mattino.

Sulla posizione del padre del fidanzato invece, con il quale pare che la vittima non avesse buoni rapporti, sono in corso accertamenti. Quelli sul padre però, al momento sono solo sospetti che non hanno neppure assunto la valenza di indizi. L’uomo è indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere, ipotesi avanzate soprattutto per compiere mercoledì sera una minuziosa perquisizione nell’abitazione di Alessano alla quale hanno partecipato i carabinieri del Ris di Roma, durante la quale non sono stati trovati elementi evidenti del delitto. Lo stesso genitore ha negato ogni addebito ai parenti più stretti, sostenendo di aver saputo dal figlio del delitto martedì sera e di averlo spinto a costituirsi. Con la madre che ha dichiarato su Rai1 che il figlio era diventato un mostro a causa del rapporto con Noemi.

GLI INQUIRENTI, che sin da subito hanno concentrato le attenzioni sul ragazzo, restano convinti che il delitto sia avvenuto sul luogo del ritrovamento del cadavere: dopo essere stato sottoposto a fermo nella notte con decreto del pm della Procura dei minorenni, durante il lungo interrogatorio svolto alla presenza di uno psichiatra e del suo avvocato, il giovane avrebbe invece riferito di averla uccisa con un coltello subito dopo che Noemi è uscita di casa. Gli inquirenti sono convinti del contrario: che la ragazza sia stata portata e uccisa nell’uliveto dove il giovane ha condotto i carabinieri.

CIÒ CHE PERÒ HA DESTATO più sconcerto, è stata la versione fornita dal ragazzo durante l’interrogatorio. Ad un certo momento ha infatti pronunciato una frase inquietante: «Dopo lo sterminio della mia famiglia volevamo fuggire a Milano». Il giovane avrebbe raccontato agli investigatori di un progetto che la stessa Noemi premeva fosse messo in atto per vivere liberamente il loro amore, contrastato da entrambe le famiglie. A testimonianza di ciò, il giovane ha detto agli investigatori che avrebbero trovato sotto il suo letto una lista di numeri di telefono di Milano, di luoghi dove era possibile dormire. E che l’avrebbe uccisa con lo stesso coltello che Noemi aveva portato con sé per uccidere i suoi familiari. «Ho reagito di fronte all’ostinazione di Noemi di voler sterminare la mia famiglia: ero innamoratissimo di lei». Versione che troverebbe riscontro in un biglietto scritto dal giovane ai genitori prima della confessione. Durante la perquisizione però, non è stato trovato né l’arma del delitto, il coltello, né tracce biologiche legate alla morte della minorenne.

E a dimostrazione del fatto che ci si trovi di fronte ad un ragazzo problematico, con una personalità ambivalente, c’è l’atteggiamento avuto dallo stesso all’uscita dalla caserma dopo l’interrogatorio: uscendo ha rivolto, sorridendo, un saluto alla gente in strada che lo apostrofava, rischiando il linciaggio. Un atteggiamento che ha sorpreso gli inquirenti, che hanno descritto il ragazzo «molto tranquillo, remissivo».