Ieri a Nizza la Promenade des anglais è stata riaperta completamente, nei due sensi di marcia, e le spiagge lì vicine erano affollatissime di bagnanti come in un qualsiasi fine settimana di luglio. «Sì, anche se la gente porta fiori, bigliettini, pelouche davanti all’hotel Meridien in memoria delle vittime, è lo stesso un po’ impressionante che non ci sia stato neanche un paio di giorni di lutto..», dice al telefono Niccolò, giovane italiano che lavora a Nizza.

Nel frattempo davanti all’ospedale Pasteur, dove sono i feriti più gravi, è stato finalmente installato un tendone per proteggere dal sole i familiari in attesa di notizie. Ci sono ancora 26 persone ricoverate in rianimazione. L’ospedale Pasteur la notte del 14 luglio, giorno dell’attentato, ha dato una prova di efficienza notevole: tutti i posti di rianimazione e terapia intensiva occupati e le 12 sale operatorie hanno lavorato contemporaneamente per tutta la notte.

Nei vari ospedali del distretto delle Alpi Marittime complessivamente sono stati curati 303 feriti dell’attentato, tra lievi e più o meno gravi, travolti dal camion con le sue 19 tonnellate di stazza lanciato a 80 chilometri orari o semplicemente sotto shock per lo scenario da guerra dentro il quale si sono improvvisamente trovati al termine dei magnifici fuochi d’artificio sul mare. è andata davvero bene a una settantina di studenti della facoltà di Giurisprudenza di Torino che si trovavano proprio sul percorso zigzagante del camio killer ma sono stati risparmiati perchè protetti da una tettoia sporgente che avrebbe demolito il bilico nell’impatto.

La situazione più drammatica è all’ospedale pediatrico Lenval, non distante dalla Promenade, dove sono ancora ricoverati in rianimazione cinque bambini. Ma dove qualcuno di quelli più gravi non ce l’ha fatta. È il caso del piccolo Killiam di 4 anni. è stato lui ieri la quarta vittima di nazionalità tunisina, come l’attentatore. Inconsolabile il padre Tahar di 39 anni, che nell’attentato ha perso anche la moglie Olfa. È ora affidato alle cure di tre psichiatri.

Sui giornali francesi iniziano a circolare le foto e le biografie delle vittime identificate. Falciata un’intera famiglia di quattro persone e una comitiva di sei vicini di casa del villaggio di Gattères sulla Costa Azzurra, morto anche il numero due delle guardie di frontiera delle Api Marittime, un armeno, una svizzera, due americani, due marocchini, un russo, un algerino…

Ma degli 85 corpi – incluso Killiam – nella morgue, 16 risultano ancora non identificati. è che le autorità francesi hanno deciso di procedere alle identificazioni unicamente attraverso l’esame del Dna, probabilmente per evitare di sottoporre i parenti al supplizio del riconoscimento visivo di fronte a cadaveri spesso martoriati da traumi generalizzati. La procedura ha però bisogno di tempo e quindi allunga l’attesa spasmodica di parenti e amici dei dispersi, che intanto cercano di recuperare informazioni attraverso i social network, postando le loro foto. All’hashtag PorteOuvertesNice c’è dunque una carrellata di volti felici, moltissimi di ragazzi e ragazze, di cui si cercano notizie.

Gli italiani che si trovano in questa condizione di limbo sorridente sono una trentina, ma la console italiana a Nizza, Serena Lippi, costantemente in contatto con Farnesina e ambasciata, ammette che il numero «non è attendibile», che le autorità italiane stanno facendo tutto il possibile per incrociare i dati e le ricerche ma, spiega, «abbiamo avuto molti ritrovamenti nelle ultime ore, è tutto molto fluido e la lista ufficiale delle vittime sarà data solo nei prossimi giorni».

Nel frattempo è stata ritrovata in ospedale, dalla figlia, Marinella Ravotti, la 55enne di S.Michele Mondovì di cui si erano perse le notizie. È ricoverata al Pasteur in Rianimazione in una stanza accanto a dove si trova il marito, Andrea Avagnina. Ha subito numerosi traumi e anche il viso è tumefatto: la figlia Beatrice l’ha riconosciuta dagli anelli.