Il prefetto di Roma non fa dietrofront: la residenza non è un diritto per tutti. L’intenzione di Bruno Frattasi rimane quella di modificare la direttiva con cui il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha consentito una deroga all’art. 5 della legge Renzi-Lupi, permettendo così a quanti occupano una casa di ottenere la residenza e l’allaccio delle utenze. La motivazione che il prefetto avrebbe fornito alla delegazione di associazioni e movimenti per la casa ricevuta ieri pomeriggio sarebbe quella di «contrastare la malavita». Oggi il prefetto vedrà di nuovo Gualtieri. «Di questo appuntamento – riferiscono gli esponenti delle associazioni – il sindaco non ci ha detto nulla. Questo ci porta a pensare che anche lui propenda per la modifica».

Il presidio di protesta di occupanti e movimenti aveva iniziato dalle 17 ad affollare piazza Ss. Apostoli davanti la prefettura dopo un incontro tra il neoprefetto, l’assessore al patrimonio Tobia Zevi e il capo di gabinetto Alberto Stancanelli durante il quale Frattasi aveva proposto un tavolo tecnico per rimodulare la direttiva del sindaco. «Che la deroga fosse stata congelata abbiamo dovuto apprenderlo dai giornali, non c’è stata nessuna comunicazione da parte del Campidoglio» dice Paolo Di Vetta, esponente del Movimento per il diritto all’abitare. La deroga Gualtieri consentirebbe agli uffici dell’anagrafe di qualsiasi municipio di Roma di accogliere le domande di residenza da parte di chi occupa un’abitazione e versa in una condizione di particolare fragilità, perché ha a carico figli minori, disabili, persone over 65 o possiede un reddito inferiore a 21mila euro. La presa di posizione di Gualtieri aveva da subito attirato le critiche di diversi esponenti di destra, anche per la distanza dal pugno duro con cui il governo Meloni ha deciso di inaugurare il proprio operato.

Anche la linea assunta negli ultimi mesi di mandato dall’ex prefetto di Roma Piantedosi, ora ministro dell’Interno, è stata però immediatamente rinnegata. La mediazione con le associazioni del territorio aveva portato, infatti, a riconsegnare tre alloggi occupati e offrire a tutte le famiglie che vi abitavano una sistemazione in una casa popolare. «Decisioni che sono state prese proprio qui, in questa prefettura. Non sappiamo se il messaggio di Frattasi arrivi direttamente dal governo – continua Di Vetta – ma è chiaro che è in corso una guerra ai poveri».

Tra chi occupa gli alloggi ci sono migliaia di persone che avrebbero diritto a un’abitazione, ma che non possono averla a causa dello stato di abbandono in cui versano decine di edifici destinati a uso popolare. Sono 24mila le domande idonee all’assegnazione ma ancora in attesa e 17mila le persone che vivono per strada. Con la deroga, in trentamila potrebbero chiedere la residenza. «Non si tratta di diventare assegnatari dell’abitazione come si vorrebbe far credere – specifica Luca Fagiano, un altro esponente del movimento –, ma di poter finalmente avere un allaccio delle utenze, un pediatra per i propri figli, gli assegni familiari». Per le famiglie migranti, poi, dalla residenza dipende la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno.