Nessuna festa di Natale anticipata con i militari francesi dell’operazione “Barkhane” a Gao per il presidente francese Emmanuel Macron, ma soprattutto nessun incontro con il presidente ad interim della giunta maliana, Assimi Goïta. Annullato «ufficialmente a causa del coronavirus».

Il quotidiano Le Parisien pone dei dubbi sulla cancellazione del viaggio dovuta soprattutto «ai gravi disaccordi tra Parigi e Bamako» e alla richiesta di Parigi di includere nell’incontro i rappresentanti della Comunità economica dell’Africa Occidentale (Cedeao) e del G-5 Sahel (Burkina Faso, Niger, Ciad e Mauritania). Proposta rifiutata categoricamente dal presidente maliano.

«L’incontro bilaterale sarebbe stato un’opportunità per il presidente Assimi Goïta di raccontare le sue verità all’inquilino dell’Eliseo e cercare di allinearlo sulle sue posizioni – afferma Le Parisien – cosa impossibile alla presenza di Nana Akufo-Addo della Cedeao e degli altri leader africani».
L’annullamento dell’incontro aggrava così un contesto diplomatico già molto teso tra Parigi e Bamako con numerosi punti di frizione, come l’assenza di un calendario preciso per le prossime elezioni in maniera da mettere fine alla transizione militare, il progressivo ritiro francese dal Mali e il conseguente arrivo dei paramilitari del gruppo russo Wagner.

Tensioni che si sono acuite anche in questi ultimi giorni visto che, lo scorso mercoledì, il contingente francese ha abbandonato, dopo 9 anni, le basi di Timbuktu, Kidal e Tessalit, procedendo al graduale ritiro dei militari francesi dal Mali settentrionale, promesso da Macron lo scorso giugno, e definito dal primo ministro maliano, Choguel Maïga, come un «vile abbandono».

Parole giudicate lo scorso ottobre dal presidente francese come «vergognose», dopo che Macron aveva messo in dubbio anche la «credibilità del governo maliano, frutto di due golpe da parte dei militari fino alla nomina del colonnello Goïta come presidente ad interim».

Questa settimana Parigi si è allineata alle recenti pressioni della Cedeao per il mantenimento delle prossime elezioni in Mali a fine febbraio 2022, con la possibile minaccia di nuove sanzioni economiche nei confronti di Bamako. Richieste rispedite al mittente da parte di Goïta che ha giustificato il loro «ritardo di altri 6 mesi» a causa del dialogo da poco avviato «tra i diversi partiti politici per delle riforme costituzionali credibili» e della difficile situazione sulla sicurezza legata alla presenza dei due gruppi jihadisti: il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), affiliato ad Al Qaeda, e lo Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs).

Insicurezza che ha spinto il governo maliano a prendere contatti con Mosca per la fornitura di armamenti e per l’arrivo di mille mercenari della compagnia privata russa Wagner. Una decisione considerata da Parigi come «un punto di non ritorno nei rapporti bilaterali tra i due paesi» e come l’occasione per ritirare definitivamente i suoi militari dal Mali e non, come previsto, di dimezzarli (da 5mila e circa 2mila) e inquadrarli nella missione a mandato europeo della “Forza Takuba”.

Se da una parte il governo maliano spinge per la permanenza dei militari francesi, dall’altra gran parte della popolazione maliana la considera «ingombrante», a causa delle continue vittime civili collaterali – l’ultimo episodio lo scorso lunedì con l’uccisione di un capo dell’Alto Consiglio dell’Unità Azawad (Hcua) – e degli scarsi risultati ottenuti in questi anni sul campo, nonostante l’uccisione di alcuni importanti leader jihadisti come Abdelmalek Droukdel, comandante di Al Qaeda nel Maghreb (Aqmi) o di Adnan Abu Walid Al Saharawi, leader dell’Eigs.

Proprio riguardo alla presenza di militari stranieri nel paese, il governo del Mali ha accettato questo venerdì il dispiegamento aggiuntivo di altri mille soldati ciadiani all’interno della missione Onu Minusma (15mila militari) per «far fronte alle minacce jihadiste». Un ulteriore tentativo da parte di Parigi, attraverso il Ciad che è il più fedele alleato della Francia nell’area, di evitare l’arrivo dei mercenari russi in Mali.

Errata Corrige

Troppi i punti di frizione con la giunta golpista, dalla data delle elezioni all’arrivo dei mercenari russi per combattere le formazioni jihadiste