La torre Hanadi a Gaza city si è sbriciolata in pochi attimi, colpita da missili ad alto potenziale sganciati dall’aviazione israeliana. Un filmato scandisce gli ultimi secondi di questa costruzione di 12 piani. Le famiglie sono riuscite a mettersi in salvo ma hanno perduto tutto. E non solo loro. Perché l’esplosione e il crollo dell’edificio hanno danneggiato anche i palazzi circostanti. «La mia camera da letto è distrutta e dovrò rifare tutte le finestre» ci raccontava ieri Yusef Hammash, un giovane reporter che abita a qualche centinaio di metri dalle macerie della Torre Hanadi. La risposta alle 21 di ieri sera delle Brigate al Qassam, il braccio militare di Hamas, e dal Jihad ha preso di mira con 130 razzi sparati quasi tutti nello stesso momento, l’area di Tel Aviv. I razzi hanno ucciso una donna e ferito almeno otto israeliani, tra cui un bambino di cinque anni. Qualche ora prima altre due israeliane erano morte in un attacco da Gaza contro Ashkelon che ha provocato anche 60 feriti. «Ora, nel mantenere la nostra promessa, le Brigate al Qassam hanno lanciato il più grande attacco missilistico contro Tel Aviv e i suoi dintorni, con 130 missili, in risposta al nemico che ha preso di mira grattacieli civili», ha scritto il movimento islamico su Telegram.

Si tratta solo dell’ultimo sviluppo della escalation militare tra Israele e Hamas cominciata lunedì pomeriggio e in cui i civili stanno avendo la peggio, come si prevedeva. Civili sarebbero più della metà dei 30 palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani in meno di due giorni, secondo un conteggio fatto dai media di Gaza. E dieci di essi sono ragazzini. Tra gli ultimi morti palestinesi ci sono anche tre comandanti del Jihad, colpiti da un missile sganciato da un drone, e un ufficiale delle Brigate Al Qassam. Dopo una giornata di escalation, Benyamin Netanyahu ha annunciato di aver deciso insieme all’apparato militare di «accrescere ancora di più la potenza e il ritmo degli attacchi» di quella che è stata chiamata Operazione «Guardiani delle Mura». «Hamas – ha minacciato il premier israeliano – riceverà un colpo che non si aspetta. Israele intensificherà ulteriormente la potenza ed il ritmo degli attacchi. Da ieri pomeriggio l’esercito ha eseguito centinaia di attacchi. Abbiamo colpito comandanti e obiettivi di alta qualità». Sono già stati richiamati 5mila riservisti. Schierati a ridosso del confine con Gaza la Brigata Golani e i carri della 7/a Brigata corazzata. «Tutti i comandi – ha avvertito il capo di stato Aviv Kochavi – devono prepararsi a un conflitto più esteso senza limiti di tempo». Al confine l’esercito israeliano ha inviato anche i giganteschi bulldozer D9 militari, facendo pensare all’inizio di una operazione di terra. Dispiegati per la prima volta dalla guerra del 2014, i cannoni d’artiglieria, pronti a martellare le zone orientali della Striscia.

Una guerra come nel 2014, che ha devastato Gaza, è sempre più vicina e i mediatori egiziani stanno provando a disinnescarla con l’obiettivo di arrivare a un cessate il fuoco. Ma il governo israeliano non vuole la tregua. Così ha detto un alto funzionario israeliano citato dal Jerusalem Post. «Ci sarà un cessate il fuoco quando noi saremo pronti», ha detto senza smentire o confermare la mediazione egiziana. Intanto nelle città miste in Israele il clima è da guerra civile tra ebrei e arabi. Gli attacchi tra le due parti si moltiplicano e a Lod (Tel Aviv) un palestinese, Musa Hassouna, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da un israeliano che ha detto di essersi sentito minacciato da un gruppo di giovani. Nel corso della notte nella città si sono vissute ore di guerriglia urbana, con edifici pubblici, inclusa una sinagoga, e decine di auto dati alle fiamme. Nella old city di Acri sono stati dati distrutti negozi e un ristorante. Le manifestazioni di protesta palestinesi sono continuate ieri anche nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.