Ci sarà anche un report sull’Albania oggi nel package della Commissione europea sugli allargamenti, cioè il giudizio di Bruxelles sull’avanzamento delle riforme dei paesi candidati o che aspirano ad esserlo, per diventare membri della Ue. Tutta l’attenzione è rivolta all’analisi sull’Ucraina e la Moldavia, che arriva per la prima volta. C’è malumore sulle voci di apertura della Commissione alla Bosnia e sulla Georgia, che ha posizioni pro-russe.

L’Albania ha ufficializzato la candidatura ad entrare nell’Unione europea il 28 aprile 2009, accettata dai 28 (c’era ancora la Gran Bretagna) nel giugno 2014. Poi ci sono stati anni di difficoltà. I negoziati con Tirana sono iniziati il 19 luglio 2022, dopo che l’ultimo ostacolo – una protesta della Bulgaria (rispetto alla Macedonia del Nord, procedura di adesione legata a quella dell’Albania) – è stato tolto grazie a un protocollo di accordo Ue-Skopje.

Nel novembre 2010, la Commissione aveva raccomandato al Consiglio, che ha l’ultima parola, di accordare all’Albania lo statuto di candidato, ma con riserva rispetto a 12 settori (sui 35 del negoziato). Nel 2011, Tirana risponde alle richieste Ue con un «piano di azione» e viene premiata con l’abolizione dei visti per i cittadini albanesi (e bosniaci) per entrare nello spazio Schengen (ora sospeso da molti paesi).

Prima di accordare lo statuto di candidato all’Albania, il Consiglio europeo nel 2014 insiste sulla necessità per Tirana di «intensificare gli sforzi delle riforme»: sull’amministrazione pubblica, sull’indipendenza della giustizia, sulla lotta alla criminalità, il rispetto delle minoranze, la politica contro le discriminazioni. Nel 2016 arrivano nuove raccomandazioni. Dopo un semaforo verde nel 2018 da parte della Commissione, l’anno dopo alcuni paesi frenano: Francia, Olanda, Danimarca e Spagna non sono convinte del rispetto da parte dell’Albania dei «valori fondamentali» della Ue. L’eventuale accordo con l’Italia, a proposito del quale Bruxelles aspetta maggiori informazioni prima di esprimersi definitivamente, non può in ogni caso favorire un fast track per l’adesione.

Il 13 novembre, il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, riceve a Bruxelles i paesi dei Balcani per discutere della politica estera. È in preparazione un vertice il 13 dicembre, la vigilia del Consiglio europeo, che deciderà sulle proposte della Commissione presentate oggi. Il paese che è nella posizione più favorevole è il Montenegro, che spera di diventare già nel 2028 membro dell’Unione europea. Ma nel frattempo è la Ue a doversi riformare, per evitare che un allargamento a 30-35 stati porti alla paralisi delle istituzioni. Un cantiere ad alto rischio, soprattutto in questi tempi agitati di derive nazionaliste.