La Piana di Venafro è la porta d’ingresso del Molise, via d’accesso principale al resto del paese. Da anni registra elevati livelli di inquinamento: dal 1 gennaio 2024 al 19 maggio la soglia di PM10 consentite nell’aria è stata superata 30 volte. Il limite legale annuo è di 35 sforamenti. Nel il 2023 sono stati 52. Già nel 2013 l’associazione Mamme per la Salute e l’Ambiente Onlus, dopo numerose denunce inascoltate, ha fatto analizzare il latte materno di una donna residente nell’area, trovandovi tracce di diossina.

NEL 2018 SONO ARRIVATI I DATI di una prima valutazione sullo stato di salute nei comuni di Venafro, Pozzilli e Sesto Campano. Lo studio, redatto dal Cnr di Pisa, ha mostrato un eccesso di mortalità e di malattie del sistema circolatorio e respiratorio rispetto alla media regionale: tra il 2006 e il 2013 sono morti il 50% in più di uomini e il 30% in più di donne per patologie cerebrovascolari; il 18% in più di uomini e il 10% in più di donne per quelle cardiovascolari. Si sono ammalate di tumore il 20% in più di donne, con un eccesso del 46% di tumori alla mammella. Lo studio, nato da una convenzione tra Presidenza del Consiglio Regionale e Isde Molise, doveva esser effettuato dal Cnr di Pisa al costo di 3.000 euro. Concluso a fine marzo 2018, è stato reso noto solo otto mesi dopo. La Regione non lo ha mai saldato: non è stato possibile diffonderlo fino a quando le Mamme per la Salute e l’Ambiente lo hanno pagato, consentendo a Isde di pubblicarlo.

NEL 2019 L’ASSOCIAZIONE AVREBBE voluto che il Cnr realizzasse approfondimenti ma bisognava trattare dati sensibili: a commissionare la ricerca doveva essere un ente pubblico, non una Onlus. Dopo anni di solleciti e istanze, a gennaio 2020 è partito EPIVenafro + 7. I risultati, presentati a luglio 2022, hanno evidenziato gli stessi eccessi delle analisi del 2018. Nell’area ci si ammala e si muore di più. Perché?

IL TERRITORIO E’ SOTTPOSTO A DIVERSI elementi di stress ambientale e la sua conformazione, una valle circondata da montagne, fa ristagnare le sostanze inquinanti. Qui operano e rilasciano emissioni una serie di impianti. Da un lato il termovalorizzatore di Pozzilli, nato per bruciare 20.000 tonnellate di rifiuti all’anno e passato, nel 2008, a 100.000 (il 75% importate da fuori regione). Nel 2010 è stato oggetto di una denuncia in sede Ue per la mancanza di Autorizzazione Integrata Ambientale. C’è poi il cementificio Colacem di Sesto Campano. Per farli funzionare ogni giorno camion di rifiuti provenienti da tutta Italia attraversano la piana. La zona è inoltre a due passi dal termovalizzatore di San Vittore, nel Lazio, e dalla centrale (non attiva a pieno regime) di turbogas di Presenzano, in Campania.

SECONDO ISPRA, ARPA MOLISE E ARPA Emilia Romagna, più del 75% delle emissioni di ossido di azoto (NOX) deriva dal cementificio, responsabile anche del 65% delle emissioni di PM10; tra il 10 e il 15% è prodotto dal termovalorizzatore e il restante inquinamento deriva dal traffico, anche quello generato per alimentarli. Nel dicembre 2022 il procuratore della Repubblica di Isernia, Carlo Fucci, presentava il risultato di quattro anni di indagini di carabinieri, Noe, Cc Forestali e Aeronautica militare, raccontando di un’area inquinata, soprattutto da Cadmio, di 121.792 mq tra i comuni di Pozzilli e Sesto Campano. Tra le ragioni della contaminazione, a detta di Fucci, «criticità sul sistema di controllo e autocontrollo delle attività produttive pericolose», accompagnate talvolta da «illeciti amministrativi di violazione dell’Aia e di altre autorizzazioni», per il depuratore di Pozzilli, per Colacem ed HERAmbiente.

SI SPARA NEL MUCCHIO PER SCAGIONARE le industrie. Nonostante i monitoraggi su aria e salute evidenzino problemi non è stata messa in campo nessuna misura concreta. Analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo hanno trovato diossina nei capi di bestiame ma il solo risultato è stato, 8 anni dopo, un controllo sul foraggio, senza nessun biomonitoraggio sulle carni. Nel 2019 Mamme per la Salute e l’Ambiente e Wwf Molise hanno denunciato al Tar l’inadeguatezza del Piano Regionale della Qualità dell’Aria del Molise (PRIAMO). Dopo la sentenza favorevole a maggio 2023, dalla Regione non è arrivata risposta fino ad aprile 2024 quando, a seguito dell’ennesima diffida, è stato pubblicato un aggiornamento del Piano. Il nuovo documento prevede un inasprimento delle regole per la concessione delle autorizzazioni ambientali, per le nuove attività produttive e per quelle già insediate, interventi di limitazione del traffico veicolare e dell’utilizzo di combustibili a biomasse in ambito agricolo ma anche domestico. In particolare, è introdotta anche l’eventualità di un abbassamento delle temperature dei termosifoni di casa. Insoddisfatte, le Mamme per la Salute sospendono il giudizio, «in attesa di ottenere finalmente il dettaglio di tutti i dati sullo stato di qualità dell’aria e sul riparto emissivo delle sorgenti su cui si basa il piano e le sue integrazioni».

I RICERCATORI CNR Fabrizio Minichilli ed Elisa Bustaffa, a inizio aprile, hanno confermato livelli più alti di mortalità e ricovero nelle zone più esposte, sottolineando la necessità di approfondire le indagini ambientali. La carenza di studi che incrocino i dati fino a ora prodotti e orientino nuove ricerche specifiche è al centro delle perplessità delle Mamme per la Salute. Le diverse misure per agricoltura e per i comportamenti sociali appaiono «generiche e inutilmente vessatorie». Sparare nel mucchio – hanno dichiarato – «spaventa i cittadini da un lato e diluisce le responsabilità industriali dall’altro».