Funziona quasi tutto e funziona come se fosse la normalità. Alla parete accanto allo specchio il barbiere ha scritto «Putin puttana» e ha disegnato in basso un soldato ucraino che ne incenerisce un altro usando un lanciafiamme.

SOTTO AL POVERETTO, per evitare ogni dubbio, ha aggiunto la parola «katsap», che si usa per i russi in termini non proprio amichevoli. All’ingresso al ristorante avvertono ogni volta: la luce elettrica potrebbe saltare da un momento all’altro, nessuno sa dire di preciso quando, quindi non possiamo garantirvi che riuscirete a mangiare quel che volete ordinare. Quando la corrente finalmente salta i camerieri corrono al tavolo e portano il conto.

Forse temono che qualcuno con il buio se la dia a gambe. Di sera in strada i generatori a benzina sovrastano il traffico per rumore e puzzo. Servono a mostrare il bancone di un bar rimasto semivuoto sulla strada Bunina, nel centro di Odessa. A tenere alzata la serranda di un’autorimessa poco distante. A permettere ai passanti di distrarsi alle vetrine di un negozio.

Sono la prova che questa città con un milione di anime sulle coste del Mar Nero è dannatamente ed egregiamente viva nonostante dieci mesi di guerra. E la guerra è ovunque.

Ieri a Odessa l’allarme aereo ha suonato attorno alle nove. In casi come questo la città si spegne per un po’. Al portone del Museo di Belle Arti hanno messo un biglietto per chiedere scusa ai visitatori della chiusura.

Fuori, sopra al cancello, c’è un giro di filo spinato. Qui dovrebbero portare la statua dell’imperatrice Caterina II che una squadra di operai del municipio ha rimosso l’altra notte. La decisione la città l’ha assunta in autunno dopo lunghe discussioni. I lavori sono cominciati mercoledì mattina.

ALL’IMBRUNIRE gli operai hanno preso una lunga pausa. Per qualche ora è sembrato che avessero cambiato idea e che la statua alla fine sarebbe rimasta dov’era, in cima a una colonna di granito e coperta da una muro di assi di legno. Sulla piazza, una piazza triangolare a cento metri dalla Scalinata Potemkin e dal porto di Odessa, c’erano a quel punto un paio di militari di guardia, tre giornalisti di una tv locale con la loro telecamera e due uomini sui cinquanta completamente ubriachi. La pausa è terminata alle undici di sera, quando parte il coprifuoco.

Già nel corso della notte le immagini dell’imperatrice imbragata, sollevata e caricata su un rimorchio arrugginito erano ovunque sui social network. Questo ha generato diverse polemiche sulle vere intenzioni del governo ucraino, che starebbe cancellando, stando alle accuse di alcuni, tutto quel che lega le vicende nazionali alla storia russa.

Caterina, questo è noto, ordinò di costruire Odessa alla fine del Settecento. Voleva donare al suo impero un grande porto mercantile. Ma una statua con le sue sembianze apparve in città solo nel 1900 e resistette non più di vent’anni, fino a quando i bolsevichi sistemarono al suo posto un monumento alla Corazzata Potemkin.

È NEL 2007 che un affarista locale di nome Ruslan Tarpan ha proposto di riportarla al centro di Odessa. Allora all’idea si sono opposti in tanti. Prima di tutti i nazionalisti, che non volevano vedere un sovrano russo nella loro città. Poi i preti ortodossi, che chiedevano di costruire una chiesa cosacca. Infine l’ex presidente Viktor Yushchenko, secondo il quale l’opera sarebbe stata inopportuna. Tarpan, però, doveva aveva argomenti generosi. Sul progetto ha investito milioni di euro. Ha fatto costruire nel giro di tre mesi una nuova statua e un nuovo basamento.

Ha finanziato il restauro di tutti i palazzi lungo la piazza. Ha pagato di tasca propria la cerimonia inaugurale con l’orchestra filarmonica e centinaia di figuranti in costumi d’epoca. Sul motivo di tanta devozione e soprattutto sull’origine dei fondi non si è mai indagato molto.

Alcuni sostengono che quella fosse una trovata dei russi per ottenere simpatie in un tempo in cui ancora era possibile farlo. Quel che è certo è che Tarpan è fuggito da Odessa con il sospetto di avere intascato buona parte degli 800 milioni che il governo aveva stanziato per costruire un sistema fognario, e che proprio la sua impresa avrebbe dovuto realizzare.

IERI AL POSTO dell’imperatrice Caterina hanno messo a sventolare una bandiera ucraina. Non ci sono state né feste né proteste. Ho ascoltato i due ubriachi nella piazza poco prima che gli operai riprendessero il lavoro e imbragassero la statua.

Uno diceva all’altro: non sai quanti appuntamenti ho avuto proprio qui, davanti a questo monumento, quando ancora andavo a scuola. Quasi sicuramente non c’era nulla di vero in quel ricordo.