Solo pochi anni fa, nessuno avrebbe potuto immaginare che le elezioni portoghesi sarebbero diventate argomento di discussione in tutta Europa. La parola che ha reso centrale questo paese a lungo marginale nacque nel 2015 come sfottò alla inedita maggioranza che metteva insieme il Partido Socialista (PS) e i due partiti di sinistra, Bloco de Esquerda (Be) e Partido Comunista Português (Pcp): geringonça, un po’ ammucchiata, un po’ trabiccolo. Dopo quattro anni, la geringonça è diventata sinonimo, insieme, di stabilità politica e di rinascita della sinistra.

Stabilità politica perché la maggioranza ha navigato con tranquillità la legislatura, mantenendo un equilibrio finanziario apprezzato in Europa – tanto che il suo ministro della Finanza, Mario Centeno, è diventato capo dell’Eurogruppo. Rinascita della sinistra, perché la geringonça ha “voltato la pagina dell’austerità”, come dichiaravano i programmi elettorali dei tre partiti, si è guadagnata domenica scorsa altri quattro anni di maggioranza ed è stata narrata come il percorso possibile per una rinascita progressista continentale.

La scorsa legislatura ha visto la fine di alcune delle misure più violente imposte negli anni dell’austerità: tasse, imposte e tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici, a sussidi e pensioni. Anche il salario minimo, il più basso dell’Europa occidentale, è stato ripetutamente aumentato. Queste misure hanno anche stimolato la domanda interna e, sommandosi alla congiuntura internazionale favorevole e al boom delle esportazioni – su tutto, il turismo – hanno contribuito alla buona performance dei conti pubblici.

Fin qui, la narrativa che domina le pagine dei giornali di sinistra in giro per l’Europa. Narrativa corretta, ma parziale: esistono altre facce della storia. Come la capacità contabile di Mario Centeno nello spendere sempre meno dei fondi inscritti nelle leggi di bilancio – risparmi occulti di spesa pubblica. La mancanza di reinvestimenti significativi in settori cruciali, come sanità, istruzione e ricerca – va riconosciuto che i partiti di sinistra hanno dichiarato che la nuova legislatura sarà quella dell’investimento nei servizi pubblici. Il sostanziale fallimento del contrasto alla precarietà, sia nel pubblico che nel privato.

Il settore dove le contraddizioni del governo e della geringonça sono più evidenti è quello della casa, caratterizzato da una crisi esplosiva nelle due aree metropolitane del paese, Lisbona e Porto, dove il prezzo della casa aumenta costantemente in doppia cifra – è di questi giorni la notizia che il mercato immobiliare portoghese è tra quelli che più sono cresciuti in Europa nell’ultimo anno.

Nel centro di Lisbona i prezzi sono fondamentalmente raddoppiati in cinque anni. Sebbene i prezzi assoluti non siano i più alti d’Europa, questi vanno considerati alla luce di un salario medio nazionale (di poco più di 900 euro) che non è aumentato in questi anni di crescita. Il risultato è che sempre più persone sono costrette a spostarsi verso la periferia. Si tratta di una vera tempesta perfetta: dal lato della offerta, per le politiche di liberalizzazione del mercato degli affitti approvate negli anni dell’austerità e mai abrogate; dal lato della domanda, per il boom del turismo e degli investimenti immobiliari internazionali, favoriti dai Visti Gold e da una serie di statuti fiscali agevolati per chi trasferisce la residenza in Portogallo.

Nel 2017, quando dichiarò che la casa era la nuova priorità del governo, António Costa precisò che non si trattava di tornare indietro sulla liberalizzazione del mercato: ed è stato di parola. Alcune misure sono state approvate, soprattutto un programma per risolvere le situazioni di precarietà abitativa estrema, ma i finanziamenti non sono ancora arrivati.

Nel medio termine, il problema è che il boom dell’immobiliare e del turismo sono stati cruciali per ammorbidire l’austerità senza compromettere i conti pubblici: una gallina dalle uova d’oro, ma avvelenate. Ma il Banco de Portugal ha avvisato che si sta formando una nuova bolla: fino a quando durerà? E quando scoppierà? Il rischio concreto è che la soluzione governativa del centro-sinistra portoghese possa essere vittima del suo successo.

Riuscirà la nuova geringonça a superare le sue contraddizioni? O, meglio, sarà il Partido Socialista – che sopratutto a Lisbona è pienamente allineato con gli interessi immobiliari – disposto ad affrontarle? O, piuttosto, quella portoghese è una tardiva “terza via” destinata a fare la fine delle terze vie? Domande che dovrebbe porsi una sinistra europea in cerca di ispirazione portoghese.