Il nuovo piano industriale dell’Enel per i prossimi tre anni, messo a punto dal nuovo consiglio d’amministrazione, prevede una «razionalizzazione dei costi» per compensare l’inflazione e «il maggior costo del capitale», affianca alla sostenibilità ambientale quella «finanziaria» e stabilisce «decisioni di investimento più selettive» nella transizione energetica.

La compagnia elettrica si concentrerà in particolare sugli impianti eolici onshore, cioè costruiti su colline e montagne ventose, e su quelli fotovoltaici, vale a dire alimentati con l’energia solare. Il piano prevede 35,8 miliardi di investimenti in tutto il mondo, un paio di miliardi in meno rispetto al precedente. La metà, circa 17 miliardi di euro, saranno spesi in Italia.

Alle fonti rinnovabili sono stati destinati 12,1 miliardi di euro di investimenti, di cui 7,2 miliardi in Europa. Altri 12,2 miliardi saranno investiti in Italia sulle reti, «indispensabili per integrare le fonti rinnovabili e abilitare la transizione energetica».

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L’azienda ha confermato la chiusura, entro il 2025, delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia. Il nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo, indicato ad aprile dal governo di Giorgia Meloni, presentando il piano agli azionisti alla fine di novembre, ha spiegato che l’obiettivo è di «trasformare il gruppo in un’organizzazione più snella, flessibile e resiliente, ben posizionata per affrontare le sfide e cogliere le opportunità che possono presentarsi in futuro».

Cattaneo ha detto anche che «nei prossimi tre anni adotteremo un approccio più selettivo negli investimenti, per massimizzare la redditività e minimizzare i rischi».