«E poi mi hanno picchiato per ore» è la frase più ricorrente pronunciata da Konstantin. Riguarda il periodo in cui è stato rinchiuso in un centro di detenzione di Kherson, in quella che prima della guerra era già una struttura detentiva ucraina. Da fuori si intuisce che c’è qualcosa di peculiare in quel luogo. Il filo spinato installato alla buona e a tratti cadente si interrompe solo sulle alte pareti di una pesante porta di ferro. Non è un luogo dove si sosta volentieri, trasmette l’aria negativa delle prigioni. Ora però, dopo aver richiesto i permessi si può visitare scortati...