Negoziato e bombe senza preavviso. Nella Striscia la tregua può attendere
Medio Oriente Da Tel Aviv nessun segno di distensione. Colpito anche un veicolo delle Nazioni unite. E ucciso l’ennesimo giornalista
Medio Oriente Da Tel Aviv nessun segno di distensione. Colpito anche un veicolo delle Nazioni unite. E ucciso l’ennesimo giornalista
Doveva essere la giornata della riapertura dei negoziati sulla tregua a Gaza, con le delegazioni di Israele, di Hamas e i garanti internazionali a Doha. Ma la tremenda operazione militare israeliana in Cisgiordania ha dimostrato ancora una volta che a Benyamin Netanyahu non interessa dare alcun segnale di distensione alle controparti. E il rischio di escalation regionale stavolta è evocato anche dagli alleati mentre a Gaza i medici lamentano il rischio di un’epidemia devastante e l’impossibilità di intervenire a causa del sostanziale blocco agli aiuti umanitari per i palestinesi da parte delle autorità di Tel Aviv.
INTANTO L’ONU ACCUSA l’esercito israeliano di aver deliberatamente mirato su un veicolo umanitario «chiaramente contrassegnato» con i simboli delle Nazioni Unite nei pressi di Wadi Gaza. «Il veicolo» ha dichiarato il portavoce del Segretario generale dell’Onu, Stephane Dujarric, «era parte di un convoglio pienamente coordinato con le forze armate israeliane, è stato colpito 10 volte da colpi d’arma da fuoco, tra cui proiettili che hanno colpito i finestrini anteriori». Gli operatori umanitari al suo interno sono tutti «miracolosamente» illesi, secondo un corrispondente di Al Jazeera.
Secondo l’agenzia Reuters, che cita una fonte anonima, il vertice è stato preparato come «un colloquio tecnico a livello operativo» per il cessate il fuoco. Israele si è presentata con una delegazione formata da funzionari militari, da membri del Mossad e dello Shin Bet. Per il quotidiano israeliano Haaretz, il compito dei rappresentanti israeliani era quello di «ridurre le lacune» che bloccavano un potenziale accordo.
IL PUNTO DIRIMENTE resta lo status dei corridoi Philadelphi e Netzarim a Gaza sui quali il premier israeliano vuole pieno controllo per «motivi di sicurezza». L’incontro si è tenuto a una settimana dall’ultima, infruttuosa, riunione al Cairo. In quella sede Israele aveva posto nuove condizioni e la delegazione di Hamas le aveva respinte, chiedendo che la controparte si attenesse al piano proposto dagli Usa il 2 luglio scorso. Nel mezzo, i mediatori di Usa, Egitto e Qatar.
A Gaza continuano gli attacchi. La scorsa notte l’esercito israeliano ha condotto un’improvvisa operazione di terra a Khan Younis lasciando almeno 11 cadaveri al suolo mentre gli aerei dell’aviazione militare hanno attaccato senza preavviso le zone centrali della Striscia causando almeno 8 morti, tra cui l’ennesimo giornalista. Si tratta del fotoreporter Mohammed Abd Rabbo ucciso insieme a sua sorella in un attacco aereo israeliano che ha colpito la casa di famiglia nel campo profughi di Nuseirat alle prime luci dell’alba.
SECONDO IL SINDACATO dei giornalisti palestinesi, dal 7 ottobre a oggi le forze israeliane hanno ucciso 161 operatori dei media e ne hanno feriti altri 186 a Gaza e in Cisgiordania. Altri 51 sono stati arrestati. L’ospedale di Al Aqsa resta il centro delle preoccupazioni della comunità internazionale perché sembra essere l’ultimo baluardo prima dell’abbandono totale delle vittime della guerra a sé stesse.
PER LA DOTTORESSA Tammy Abughnaim, intervistata da Al Jazeera dopo diversi periodi a Gaza, «Israele ha reso impossibile per i medici lavorare, impedendo attivamente l’ingresso di aiuti sostanziali». Per Human Rights Watch «l’ostruzionismo israeliano potrebbe causare la diffusione della poliomielite» mentre per l’Unrwa «è impossibile vaccinare sotto un cielo pieno di bombe». Medici Senza Frontiere è stata costretta ad aprire in anticipo l’ospedale da campo che stava approntando a Deir el-Balah dopo l’ordine di evacuazione che ha costretto 650 pazienti a lasciare l’ospedale di Al-Aqsa. A Deir el-Balah, tra l’altro, ieri è stata bombardata una scuola e sono morte almeno 8 persone.
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