Dopo una domenica caratterizzata, a livello diplomatico, da intense telefonate tra Kiev, Minsk e Mosca, ieri è avvenuto a Gomel, al confine tra Bielorussia e Ucraina, l’incontro tra le delegazioni dei due paesi per provare a trovare un dialogo capace di prospettare una soluzione alla crisi aperta dall’invasione russa.

NEGOZIATI SVOLTISI mentre sul campo la situazione continua a deteriorarsi con una feroce battaglia a Kharkiv, la seconda città del paese. Al termine dell’incontro il capo della delegazione di Mosca Vladimir Medinskij ha sostenuto che sarebbero stati individuati punti su cui è possibile prevedere posizioni comuni, oltre a specificare che i negoziati sono durati cinque ore e ne seguirà sicuramente un altro.
Il consigliere del capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha invece spiegato che le delegazioni hanno individuato una serie di questioni importanti sui quali hanno «delineato alcune decisioni» (parole riportate da Ria Novosti).

SAPPIAMO QUALI ERANO le posizioni di partenza: l’Ucraina chiedeva che non fossero poste condizioni e che non fosse in discussione l’unità territoriale del paese e avrebbe chiesto espressamente il cessate il fuoco. Da quello che abbiamo saputo nel corso della giornata le richieste di Putin (esplicitate in una telefonata a Macron) erano il riconoscimento della Crimea alla Russia e la neutralità dell’Ucraina.

QUASI IN CONTEMPORANEA al negoziato, infatti, Volodymyr Zelensky raccontava di aver firmato una richiesta ufficiale per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, mentre Macron chiamava Putin (su richiesta di Zelensky). Stando a quanto ha sostenuto Parigi, «il presidente ha ribadito la richiesta della comunità internazionale che la Russia fermi la sua offensiva contro l’Ucraina e ha riaffermato la necessità di stabilire immediatamente un cessate il fuoco».

Macron avrebbe anche chiesto a Putin di garantire la cessazione delle operazioni militari, specie quelle contro i civili e le infrastrutture civili. Secondo l’Eliseo Putin si sarebbe impegnato sui punti, ma contemporaneamente il Financial Times lanciava sul proprio sito la notizia di un pesante attacco missilistico russo contro Kharkiv con almeno 11 civili morti.

Ora le delegazioni torneranno nei propri paesi per le consultazioni su quanto discusso. Secondo Novaya Gazeta, sia Medinsky sia Mikhail Podolyak, hanno specificato che sono previsti prossimi incontri. Secondo Medinsky (dichiarazioni riportate da Ria Novosti), il prossimo incontro potrebbe tenersi al confine tra Polonia e Bielorussia.

A guidare il team ucraino è stato il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, mentre a capo di quella russa c’era Vladimir Medinsky, consigliere di Putin e considerato la «mente» delle recenti digressioni storiche del presidente russo.

PER L’UCRAINA erano presenti anche David Arakhamia, leader del partito di Zelensky; il vice ministro degli Esteri, Mykola Tochytskyi, ex ambasciatore alla Ue e a Londra; Mikhailo Podoliak, consigliere del presidente e suo portavoce; Rustem Umerov (deputato) e Andryi Kostin, vice capo del gruppo di contatto trilaterale (tra Russia, Ucraina e l’Osce ) per un cessate il fuoco nel Donbass.

Per quanto riguarda la delegazione russa, accanto a Medinsky erano presenti Alexander Fomin, il generale viceministro della Difesa; e Andrei Rudenko, vice ministro degli Esteri dal 2019, dopo tre anni alla direzione del dipartimento che cura i rapporti con le ex repubbliche sovietiche, soprattutto Ucraina, Bielorussia e Moldavia. Non era nelle foto che sono apparse on line ma a Gomel era presente anche Roman Abramovich che, secondo il Jerusalem Post, «su richiesta di Kiev sarebbe in Bielorussa per partecipare ai negoziati». Tutto rimandato dunque, mentre sul campo la situazione si fa sempre più grave. «I negoziati sono difficili. Tuttavia, non c’è alcun ultimatum acquisito. Sfortunatamente, la parte