È stato ritrovato un altro corpo sulle spiagge del trapanese dove nella notte tra venerdì e sabato è andato a sbattere un peschereccio con a bordo una sessantina di migranti. Il cadavere è stato restituito dal mare a Triscina, frazione di Castelvetrano. Il paese si trova accanto a Selinunte, dove è avvenuto l’incidente che è costato la vita ad almeno cinque persone. Sei, se venisse confermato che quest’ultima vittima era a bordo del barcone partito dalla Tunisia.

Trentuno migranti si sono salvati. I dispersi erano stati stimati in almeno una quindicina, tra cui due donne. Lunedì, poi, tre di loro si sono presentati spontaneamente a un centro di accoglienza della zona. Si tratta di tre minori stranieri non accompagnati che hanno suonato al citofono alla struttura Selinus, di Castelvetrano.

«Erano impauriti, disorientati, scalzi e digiuni. Avranno avuto 16 anni. Ci hanno raccontato come sono arrivati qui – ha raccontato Antonella Patellaro, assistente sociale che lavora nel centro – Quando li abbiamo visti ci siamo subito accorti che erano reduci da uno sbarco, indossavano tute da ginnastica ed erano a piedi scalzi, nonostante uno in mano teneva un paio di scarpe da tennis e gli altri due delle ciabatte. Ci hanno subito chiesto acqua e cibo».

I tre ragazzi hanno raccontato in arabo di essere arrivati con la barca naufragata, aver visto i compagni di viaggio senza vita sulla sabbia e poi essersi incamminati verso le campagne, dove sono rimasti un paio di giorni. Non lontano, nei pressi di Campobello di Mazara, hanno incontrato dei cittadini tunisini che gli hanno consigliato di rivolgersi alla struttura. Da lì sono stati portati al centro di identificazione di contrada Milo a Trapani a bordo di una macchina della Croce rossa italiana.

C’è da sperare che anche gli altri che mancano all’appello si siano persi tra i campi non tra le onde del mare. Due giorni fa i soccorritori hanno messo fine alle operazioni di ricerca a causa delle condizioni meteo.

Dall’inizio dell’anno sono 2.467 le vittime accertate del mar Mediterraneo, secondo i numeri dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Di queste 2.186 sono scomparse lungo la rotta centrale, quella che da Libia, Tunisia e Algeria punta verso l’Italia (e in misura minore Malta). Si tratta dell’88,6% del totale.

Intanto da sabato a Lampedusa ci sono stati 25 sbarchi (tra sei e 84 le persone a bordo dei barconi). A eccezione di quattro mezzi partiti dalla Tunisia, due da Sfax e due da El Amra per un totale di 118 persone, tutti gli altri erano di provenienza libica. Ben 18 dalla sola città di Zuara, l’ultima prima del confine con la Tunisia. Da lì sono arrivati quasi mille migranti.

Intanto la nave Sea-Eye 4 è stata nuovamente multata e sottoposta a un fermo di 20 giorni. L’Ong ha annunciato che presenterà ricorso. Per l’imbarcazione umanitaria si tratta del terzo blocco.