Come avevano dichiarato le premier di Finlandia e Svezia, Magdalena Andersson e Sanna Marin, la richiesta di adesione dei loro paesi all’Alleanza atlantica sta seguendo la stessa tempistica per arrivare oggi, o al massimo domani, a un voto congiunto dei rispettivi parlamenti per ratificare la decisione. Domenica si erano conclusi tutti i passaggi politici nei due paesi scandinavi per dare il via libera definitivo all’entrata nella Nato.

IN DIFFERITA di un giorno sia le forze politiche finlandesi che quelle svedesi avevano riunito le rispettive direzioni per votare quello che, a tutti gli effetti, è un passaggio storico nella politica estera e di difesa di Finlandia e Svezia.

Le reazioni allo storico abbandono della neutralità militare dei due paesi ha però innescato reazioni a catena, sia da parte russa ma anche da parte dei futuri alleati Nato, a partire dal governo turco.

Già venerdì, appena saputo dell’annuncio ufficiale scandinavo, il presidente Erdogan aveva minacciato di porre il veto sull’ingresso soprattutto della Svezia perché sarebbe «un rifugio per organizzazioni terroristiche come il Pkk e le Ypg curde». Di fronte a questo possibile ostacolo ieri si sono rincorse notizie che davano in viaggio per Ankara una delegazione diplomatica svedese.

VOCI SMENTITE da Helsinki e Stoccolma che hanno comunicato che «la ministra degli esteri svedese Ann Linde e il suo omologo finlandese Pekka Haavisto si recheranno presto in Turchia per chiarire le obiezioni turche all’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato incontrando il collega Mevlüt Cavusoglu».

La ministra socialdemocratica Linde aveva detto domenica: «Sono fiduciosa che saremo in grado di risolvere questa questione bilaterale e che non interferirà con il nostro processo di candidatura».

Nel tardo pomeriggio di ieri però è arrivato un nuovo secco rifiuto da parte di Erdogan all’ingresso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza atlantica: «Ci sono ancora molte cose da chiarire».

Sempre ieri mattina da Mosca erano, invece, arrivate esplicite minacce verso la decisione dei due paesi scandinavi. La ministra svedese Linde ha riferito di aver ripetutamente cercato, invano, un contatto telefonico con il suo omologo russo Sergei Lavrov.

LA PREMIER Andersson aveva aggiunto di non aver nessuna intenzione di sentire Putin per informalo sul processo di adesione alla Nato come aveva fatto invece il presidente della Repubblica finlandese, Sauli Niinistö. P

roprio Niinistö domenica in un’intervista alla televisione svedese Svt ha rivelato alcuni particolari della sua conversazione telefonica con il presidente russo: «Stai bombardando bambini, donne, persone a Kiev, Kharkov e Mariupol che non hanno nulla a che fare con il Donbass».

Ha detto di aver ricevuto come risposta un glaciale silenzio e un repentino cambio di discorso da parte dello stesso Putin. Nel pomeriggio dal Cremlino però sono arrivate dichiarazioni definite dalla stampa scandinava «sorprendentemente morbide».

PUTIN AVREBBE dichiarato, secondo diverse agenzie, che il problema non è di per sé l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato ma la possibile presenza di basi militari «offensive» dell’Alleanza nei due paesi.

Proprio la natura del coinvolgimento logistico militare è stato al centro dei dibattiti in corso presso Eduskunta e Riksdag (rispettivamente il parlamento finlandese e svedese) dove la discussione, archiviato il coro quasi unanime rispetto all’adesione, si è concentrata sulla presenza di basi con ordigni nucleari nelle penisola.

Un dibattito definitivo «storico» da tutti i protagonisti che vede i due partiti a sinistra della socialdemocrazia divisi rispetto al voto: Vasemmistoliitto, l’alleanza di sinistra finlandese, che si spaccherà al momento del voto registrando diversi no alla Nato tra i suoi 12 parlamentari e Vänsterpartiet, la sinistra svedese, che compattamente voterà contro.