«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»: è l’incipit dell’articolo 3 della Costituzione ed è anche la bussola che orienterà domani mattina la marcia «Prima le persone», partenza alle 10.30 da piazza Mancini a Napoli.

Il 2 marzo a Milano sono stati in oltre 200mila, al corteo partenopeo parteciperanno 200 associazioni: «Chiamiamo tutte e tutti alla mobilitazione permanente contro la deriva culturale, sociale ed etica che usa paura e risentimento per minacciare i principi fondanti della Repubblica – si legge nell’appello – e che ripropone istanze fasciste, razziste, sessiste e omofobe».

Hanno aderito, tra gli altri, don Luigi Ciotti e realtà come l’Anpi, Figli di Barabba di Scampia, il Movimento Migranti e rifugiati e l’Ex Canapificio, la Chiesa Valdese, le sigle del mondo Lgbtiq, la Comunità di Sant’Egidio, Cgil e Uil, Emergency e Medici senza frontiere. «I migranti sono concittadini titolari di diritti e non forza lavoro da sfruttare», sottolinea Andrea Morniroli, della cooperativa Dedalus, tra gli organizzatori della manifestazione. Raffaella Palladino, presidente di Dire – Donne in rete contro la violenza, era in piazza Montecitorio ad aprile contro il decreto Pillon: «Il governo cerca di aggirare i diritti costituzionali di donne, minori, migranti.

È il tentativo di riportarci a un modello di società basato sulla famiglia eterosessuale e patriarcale». Quanto il problema sia grave lo racconta Antonello Sannino, di Arcigay: «Siamo stati in un istituto tecnico di Torre Annunziata a fare formazione. Tutte le ragazze facevano l’indirizzo Moda, tutti i maschi Elettrotecnico, in due plessi separati. Quando alcune classi maschili sono state spostate nell’altro edificio le ragazze non sono andate a scuola: i fidanzati non volevano. “Siamo finiti 80 anni indietro” ci ha detto la preside».

Bersagliati dalla propaganda leghista anche i rom, come ricorda padre Alex Zanotelli: «Domani potrebbe arrivare l’ordinanza di sgombero per la comunità di Giugliano, circa 800 persone, che il sindaco del Pd vuole mandare via senza alcuna alternativa. Da quando sono stati buttati fuori dalla zona Ati vagano senza una soluzione. Il comune li aveva sistemati all’interno dell’area ex Resit, inquinata dagli sversamenti illeciti di rifiuti, ora sono vicino all’Hotel Mediterraneo, in quella che è una fossa: per arrivarci occorre scendere in una vera e propria buca e, quando piove, si allaga». Ma non sono i soli a essere rifiutati: «Persino i senza fissa dimora napoletani non sono tollerati – prosegue Zanotelli -. Prima le persone, quindi, prima soprattutto del profitto a spese di tutti gli altri. La tribù bianca si è rinchiusa in una bolla neocoloniale, dobbiamo uscirne fuori».

Quali sono gli effetti del decreto Sicurezza lo raccontano Moussa Sissoko e Saverio Mascolo del Movimento Migranti e rifugiati e Jamal Qaddorah della Cgil: «Ci sono state due sentenza importanti. Prima la Cassazione ha stabilito che il decreto Sicurezza non è retroattivo e, quindi, per le domande presentate prima del 5 ottobre vale ancora la protezione umanitaria, poi che le istanze non possono essere respinte con motivazioni generiche. In Campania supporteremo tutti quelli che vorranno fare ricorso».

E ancora: «I dinieghi sono aumentati in modo esponenziale così ai nostri sportelli arrivano tutti quelli che sono stati espulsi dal sistema di accoglienza. Li indirizziamo verso il medico o lo psicologo. Troviamo loro un tetto attraverso le comunità di riferimento o il welfare comunale. Siamo noi che sosteniamo l’integrazione sottraendoli al circuito dello spaccio, non le leggi di Salvini». Infine, ci sono i “dublinanti”: «Sono migranti sbarcati in Italia che hanno proseguito il viaggio verso altri paesi ma i movimenti secondari sono vietati, la polizia li respinge lasciandoli in città a caso. Ci chiamano disperati: “Ci hanno scaricato e non sappiamo che fare”. Spesso sono persone fragili, una volta ci ha contattato un ragazzo senza un braccio. È per questo tipo di gestione dell’immigrazione che quartieri come il Vasto diventano polveriere».