Un ragazzo Gianni Morandi lo è sempre. Non per modo di dire o per fargli un complimento. E neppure perché conserva un sorriso entusiasta e mantiene un fisico iper in forma (grazie alla corsa mattutina) con cui indossa al meglio le divise sanremesi create da Giorgio Armani. È giovane Morandi perché ama quello che fa e amare (perdonate ma siamo pur sempre a Sanremo) significa non dare mai nulla per scontato. Al netto della terribile ustione, del Covid e di tutto, Morandi c’è. «A forza di credere che il male passerà, Sto passando io. E lui resta. Mi devo trascinare presto fuori di qua. Dai miei pensieri pigri nella testa. Fare qualcosa. Oppormi all’inerzia e alla sua forza. Che rammollisce il corpo mio da dentro. Mantenendo rigida la scorza». Non sono mica versi buttati lì quelli che canta sul palco dell’Ariston e che arrivano direttamente dall’energia di Jovanotti. E ancora, per darci forza e tono: «Vai così vai così vai così vai così. Stai andando forte. Apri tutte le porte. Gioca tutte le carte. Fai entrare il sole. Stai andando forte. Apri tutte le porte. Brucia tutte le scorte. Fai entrare il sole». Se non fosse accaduto ciò che accaduto, il fuoco, la mano, la riabilitazione, forse Gianni non sarebbe in Riviera oggi e probabilmente non con una canzone di Lorenzo.

JOVANOTTI lo chiamò per sapere come andavano le cose, e non andavano tanto bene. Nacque così il progetto de L’Allegria, che in verità voleva cantarla lui ma pensò che era meglio farla fare a Morandi. Una visione mica da poco, visto anche il successo che si è portata dietro. E da lì, è partito anche questo di progetto, Apri tutte le porte, l’idea è venuta a fine estate. A entrambi andare a Sanremo sembrava un’ottima idea. «Sanremo mi piace sempre, da ospite, da presentatore, ma soprattutto in gara. Non era scontato essere qui, anche se ad Amadeus il pezzo andava bene. Poi ci ha dato l’ok e a quel punto ci siamo detti che ci si doveva andare davvero. Non si giocava più». Si ributta nella mischia Gianni, con il suo solito spirito energico, da prima volta, quasi: «Questo è un palcoscenico sempre molto importante. Non posso dimenticarmi di quando vidi, era il 1958, Modugno che cantava Volare. Ricordo la tv in bianco e nero e pure i bar di questa cittadina mi sono cari. Sono emozionato di vivermi questa settimana di gara, è un’esperienza sempre unica. Non è la stessa cosa quando ci passi da ospite, non c’è quel fremito. La canzone mi piace tantissimo, l’arrangiamento è formidabile e davvero mi auguro che faccia anche divertire. Il messaggio è di speranza. E ce n’è ancora tanto bisogno con tutto quello che abbiamo vissuto. Il tema è che quando il sole non c’è, lo cerco dentro di me. Ci sono giorni che di correre non ho voglia, per esempio, me ne starei sul divano a guardarmi una serie, ma poi mi alzo. E vado».