Non è passata neppure una settimana dall’incontro a Gerusalemme tra i consiglieri alla sicurezza di Israele, Russia e Stati uniti e dalle parole, dure, dell’inviato di Mosca: la vera minaccia alla pace regionale sono i raid israeliani in Siria.

Succedeva lo scorso martedì. Ieri un nuovo attacco dell’aviazione israeliana scuoteva la Siria: una decina i target di Tel Aviv e un bilancio di quattro morti civili e 21 feriti secondo l’agenzia di Stato Sana (nove vittime militari e sei civili di cui tre bambini, invece, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong basata a Londra e parte del fronte anti-Assad).

A essere colpiti un centro ricerche e un aeroporto militare, dove sono di stanza forze russe e di Hezbollah, a ovest di Homs e un centro ricerche e la base della 91° Brigata, dove stazionano i pasdaran iraniani, nella capitale Damasco.

Da parte sua l’esercito siriano ha risposto con la contraerea, abbattendo «numerosi missili», all’attacco che ritiene essere stato lanciato dallo spazio aereo libanese. Uno dei missili, probabilmente della contraerea, è esploso a mezz’aria a Cipro nord: è la prima volta che l’isola viene coinvolta nella vicina guerra. Secondo le autorità della Cipro turca, i resti del missile sono caduti a una ventina di chilometri da Nicosia, in tre diversi villaggi.

Nessun ferito, ma alcune case sono state evacuate. Secondo l’analista militare greco-cipriota Andreas Pentaras, il missile era di fabbricazione russa, un S-200 terra-aria che può volare fino a 400 km di distanza.

Israele non rinuncia alla sua particolare forma di pressione sugli Stati uniti, chiamati nella visione di Tel Aviv ad agire contro la Repubblica islamica. Hanno superato il migliaio gli attacchi aerei israeliani in Siria negli ultimi due anni, come candidamente ammesso dall’esercito israeliano. Una pratica nuova per Tel Aviv che in passato ha sempre evitato di commentare azioni simili.

A reagire però è di nuovo la Russia: ieri il ministro degli esteri Lavrov ha fatto sapere che Mosca sta lavorando alla raccolta di prove sull’attacco israeliano di ieri al fine di costringere Tel Aviv a rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu.