Il post 9 maggio si è aperto con un’altra notizia nefasta per Putin e il suo esercito. Merito di Al Jazeera e di un suo report nel quale si vedono cadaveri di soldati russi (in alcuni casi anche di membri dell’élite, con tanto di gioielli e oggetti probabilmente trafugati in appartamenti ucraini) accatastati dentro ai vani frigoriferi dei treni. Secondo gli ucraini in alcune città i cadaveri dei soldati russi sarebbero stati lasciati per strada, senza essere recuperati dal resto delle truppe.

Ipotesi che conferma i sospetti su un esercito allo sbando che – malgrado alcune limitate conquiste nel Donbass e i bombardamenti che anche ieri hanno colpito Odessa – sembra in grave difficoltà. Eppure, secondo l’intelligence britannica e americana, i piani di Putin non si limiterebbero al Donbass.

La direttrice dell’intelligence americana Avril Haines (prima donna a ricoprire questa carica, fin da prima del conflitto ha deciso di rilasciare molte informazioni riguardo i movimenti di truppe russe) di fronte a un comitato del Senato ha detto che sia la Russia sia l’Ucraina credono di poter continuare a fare progressi militari, trasformando il conflitto in una «guerra di logoramento» senza prospettive «vitali» per negoziati di pace a breve termine.

LO SPOSTAMENTO della guerra in Donbass, inoltre, sarebbe solo «un cambiamento temporaneo». «Riteniamo che il presidente Putin – ha specificato Haines – si stia preparando per un conflitto prolungato in Ucraina, durante il quale intende ancora raggiungere obiettivi oltre il Donbass»; la Russia vorrebbe controllare le riserve idriche della Crimea, occupare la regione di Kherson e catturare la città di Odessa.

E proprio a Odessa è stata nuovamente bombardata. Sono stati colpiti due alberghi, un centro commerciale con un bilancio, ad ora, di un morto e cinque feriti. Ma la particolarità del bombardamento è dovuta agli strumenti utilizzati, ovvero i nuovi missili ipersonici Kinzhal.

STANDO A QUANTO comunicato dai servizi occidentali sarebbe «la seconda volta dall’inizio del conflitto che i russi usano il missile balistico ipersonico Kh-47M2 Kinzhal che ha fatto il suo esordio in combattimento il 19 marzo scorso». In quell’occasione fu lanciato da un Mig-31K, contro un deposito di munizioni sotterraneo a Delyatyn, nella regione di Ivano-Frankovsk, in Ucraina, non lontano dal confine con la Romania, secondo quanto confermato allora dal ministero della Difesa a Mosca.

A proposito di vittime civili, ieri l’Onu ha dovuto ammettere quanto si sospetta da tempo, ovvero che le cifre sulle vittime ufficiali sarebbero – di molto – al ribasso. Lo ha dichiarato Matilda Bogner, a capo della missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni unite secondo la quale il bilancio delle vittime civili in Ucraina è di migliaia superiore al bilancio ufficiale di 3.381, con i decessi nella sola città portuale di Mariupol che probabilmente aumenteranno in modo significativo il totale. Proprio Mariupol sarebbe «il grande buco nero dove è stato difficile per noi accedere completamente e ottenere informazioni completamente verificate», ha aggiunto.

LA CITTÀ PORTUALE devastata da incessanti attacchi russi non è ancora caduta e a difendere l’ultimo avamposto di uomini rimasto è ancora l’acciaieria Azovstal dove tra l’altro secondo gli ucraini sarebbero ancora intrappolati anche dei civili, nonostante si ritenesse che fosse ormai stata effettuata l’evacuazione completa.

Da registrare anche la telefonata tra un attivissimo Macron e il presidente cinese Xi Jinping che ieri aveva incontrato in video conferenza il cancelliere Scholz. Macron ha chiesto alla Cina maggior bilanciamento nelle sue relazioni con i paesi europei (citando Xinjiang e un’altra serie di paesi con i quali Pechino ha tenuto un atteggiamento ostile) e ha convenuto con Xi Jinping sulla necessità di un cessate il fuoco immediato. Da parte cinese il resoconto della chiacchierata non riportava le velate critiche francesi ma ripeteva quanto ormai sappiamo: la Cina è favorevole a un cessate il fuoco che permetta di evitare un pericolo rischio di allargamento del conflitto, ma non è disposta a fare grandi passi al riguardo.

ALMENO FINCHÉ, così pare suggerire Xi ai leader europei, l’Europa sarà a rimorchio di Washington (non potendo dunque neanche sventare un eventuale tentativo di Biden di fermare una ipotetica – e al momento irrealistica – mossa cinese verso un ruolo più rilevante in eventuali negoziati).