Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rinnovato, mercoledì 30 giugno, il mandato di Minusma (la missione per la stabilizzazione del Mali) per un altro anno. Nessun grande cambiamento per la forza di pace (oltre 13mila militari di 57 paesi) ma l’Onu dovrà pubblicare entro gennaio «uno studio per valutare la missione e le sue esigenze».

Nella nuova risoluzione la Francia ha abbandonato definitivamente «i voli di ricognizione e supporto ai caschi blu», mentre il contenzioso della trattativa si è concentrato sul «rispetto dei diritti umani», con una «relazione trimestrale di monitoraggio da parte di Minusma».
Proprio riguardo alle violenze sui civili l’ultimo rapporto Onu, di inizio giugno, aveva evidenziato circa «320 violazioni imputabili alle forze di sicurezza, sostenute in determinate occasioni da elementi militari stranieri, con abusi, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate e atti di tortura», e il divieto da parte delle autorità maliane all’invio di caschi blu nelle aree colpite. «Diventa difficile poter garantire il mantenimento della missione – ha indicato il rappresentante britannico – senza che i criteri dei diritti umani, definiti dall’Onu, vengano rispettati e monitorati».
Pur non essendo pienamente soddisfatto, il governo maliano ha ottenuto il mantenimento della forza delle Nazioni unite, l’abbandono dei voli di supporto francesi e la non stigmatizzazione diretta dei mercenari russi di Wagner.

Un ulteriore punto controverso è quello relativo alla libertà di movimento e di indagine sugli abusi commessi dalle Forze armate del Mali (Fama) per cui sarà necessario un previo «accordo del governo maliano», come richiesto dal ministro degli esteri Abdoulaye Diop. Nell’incontro preliminare di metà giugno Diop aveva difeso «i risultati convincenti dell’esercito, i jihadisti neutralizzati e le città liberate», e auspicato il rinnovo del mandato Onu.

Da parte sua il rappresentante Onu in Mali e capo della missione, il mauritano el-Ghassim Wane si è detto «soddisfatto del rinnovo della missione, a causa del progressivo peggioramento della situazione in tutto il paese, con altri 5 caschi blu uccisi nell’ultimo mese e il ritiro dei militari francesi ed europei delle missioni Barkhane e Takuba». Una preoccupazione che sta emergendo in queste ultime settimane nella zona di Ménaka dove lo Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs) sta colpendo numerose basi militari delle Fama e villaggi di civili. «Abbandonare il Mali – ha detto Wane -, significherebbe lasciare campo libero ai gruppi jihadisti presenti non solo nel paese, ma anche in Burkina Faso e in Niger ».