«Il premier si è detto d’accordo con noi, e che le nostre manifestazioni sono servite. Ma non basta dire di esser d’accordo, anche se è positivo che ci abbia voluto incontrare» ha spiegato ieri Martina Comparelli, attivista di Friday for Future Italia. Con Greta Thunberg e l’ugandese Vanessa Nakate aveva appena incontrato a porte chiuse il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Intervistata da Rai Radio 1, ha aggiunto: «Ci ha detto che farà. Non so se succederà, ma da domani controlleremo ogni giorno quel che farà. Così, tra qualche mese, scopriremo se è stato credibile».

DRAGHI È ARRIVATO A MILANO per il primo giorno dei lavori della preCOP26, l’appuntamento istituzionale organizzato dall’Italia in preparazione del vertice Onu sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow tra un mese. L’incontro – alla presenza di 40 ministri dell’Ambiente – si è aperto con la consegna di un mandato radicale da parte dei 400 giovani delegati che hanno preso parte all’appuntamento Youth4Climate: per contenere il riscaldamento globale, i governi devono decidere l’uscita completa dalle fonti fossili entro il 2030.

LE PROTESTE IERI HANNO FATTO ingresso anche allo spazio di MilanoCongressi (MiCo) che ospita la preCOP, dove alcuni giovani ambientalisti hanno cercato di far sentire la propria voce, in sala, all’inizio dell’intervento del premier Draghi, alla sessione plenaria di chiusura dell’evento Youth4Climate. Sono stati allontanati, ma secondo il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani non sarebbe successo nulla di grave, come ha spiegato ad una giornalista che chiedeva se non fosse stato eccessivo identificare delle persone che volevano manifestare il proprio dissenso sulle politiche ambientali.

L’attivista svedese Greta Thunberg, invece, ha scelto il silenzio per protestare contro l’azione della polizia che ha fermato i delegati che avevano inscenato la protesta. Alla domanda su che cosa si fossero dette con Greta dopo l’incontro, Comparelli ha risposto: «Che ci siamo sentite un po’ circondate da uomini, nella stanza c’erano un sacco di collaboratori di Draghi. A me sarebbe piaciuto vedere più donne nell’entourage». Sui fatti del mattino, che hanno portato Thunberg a scegliere il silenzio, l’attivista italiana ha spiegato: «Quando la polizia ferma 7 ragazzi che alzano un cartello non possiamo più parlare di contenuti».

Thunberg, Nakate, Comparelli e una delegata danese hanno poi tenuto una conferenza fuori dal MiCo. Durante l’incontro la Thunberg ha pronunciato appena cinque parole: «Venite allo sciopero di domani». Il corteo di oggi, che partirà alle 9.30 da Largo Cairoli diretto alla sede della preCOP – è come ogni venerdì – uno «Student Strike for Future», mentre sabato sarà la volta della «Climate March» organizzata dal Climate Justice Network, che ha promosso l’accampamento e la mobilitazione.

ANCHE IERI, INTANTO, fuori dal palazzo sono andate avanti per tutta la giornata azioni radicali e nonviolente. Dopo i sit-in all’interno delle redazione di giornali, tv e radio e in Corso Sempione davanti alla Rai di mercoledì, ieri mattina è stato il turno di tre blocchi stradali, coordinati da diversi movimenti italiani, a circondare il MiCo, per rendere difficoltoso l’accesso all’area congressi.

Nello spazio occupato da Extinction Rebellion, diversi attivisti hanno ripetutamente bloccato Largo Domodossola, ritornando in mezzo al traffico tutte le volte che la polizia li trascinava a bordo strada. Tra forze dell’ordine e manifestanti c’è stato anche un breve momento di tensione, quando gli uomini della Guardia di Finanza hanno alzato i manganelli sugli attivisti, che si erano legati l’un l’altro per le braccia attraverso dei tubi di plastica. Cinque persone sono state portate in questura. L’azione è andata avanti per tutta la mattinata.

Contemporaneamente, altri attivisti hanno iniziato un presidio permanente all’entrata principale del centro congressi, che è andato avanti per tutta la giornata ed è rimasto attivo anche durante la notte. Per tutta la giornata, ogni ora, una sirena ha dato l’allarme: suonava per ricordare ai leader mondiali che il tempo sta finendo.

SULL’ASFALTO SONO STATE lasciate simbolicamente macchie rosso sangue mentre davanti ai cancelli per tutto il giorno è stato visto aggirarsi uno struzzo gigante, scelto come «simbolo dell’indifferenza con cui è stata trattata la crisi climatica» come hanno spiegato alcuni esponenti di Extinction Rebellion, alcuni dei quali sono arrivati a Milano in bicicletta da Torino. «Noi la testa non la nascondiamo sotto la sabbia, la solleviamo e facciamo ciò che è necessario: la nostra è una disobbedienza civile, ci facciamo sentire e creiamo disturbo in maniera nonviolenta». Di fronte al fallimento delle COP, spiegano «chiediamo ai Paesi membri della COP26 l’istituzione di Assemblee Cittadine, che restituiscano il mandato politico di tutela della popolazione in mano alla stessa. I governi hanno fallito nel proteggerci e per questo ci ribelliamo».