«Scrivere, figliolo, non è questione di essere leggibili, ma sinceri! Capito?» A parlare è il burbero benefico, soprannominato Commodo, a capo del corpo di spedizione russo impegnato a reprimere l’insurrezione dei boxer cinesi. Si rivolge al protagonista maschile di Punto di fuga (traduzione di Emanuela Bonacorsi, 21 lettere, pp. 392, euro 19,50) quarto libro italiano di Mikhail Shishkin, virtuoso affastellatore di stili e talento tra i più cristallini della prosa russa contemporanea. A uno straziante livello letterale, «leggibilità» si riferisce alla calligrafia dello scrivano che redige gli elenchi dei caduti, ma l’evidente implicazione metaletteraria – sperimentare generando senso profondo –...