Giusto il tempo di insediarsi nel suo nuovo ruolo di ministro delle Infrastrutture e a Matteo Salvini non deve essere sembrato vero di poter tornare a battere la grancassa sull’immigrazione. A largo, in mare, ci sono l’Ocean Viking con bandiera norvegese e la Humanity One che batte bandiera tedesca, navi di due ong che dopo aver salvato complessivamente 118 migranti muovono ora davanti alle coste libiche in attesa di sapere verso quale porto dirigere.

Tanto basta al leghista, che come primo atto da ministro chiede un incontro con l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia costiera: «Per fare il punto sulla situazione, anche a proposito di immigrazione», spiega una nota del Carroccio. Più tardi, a sera, ospite a Porta a Porta, spiega: «Nel primo consiglio dei ministri ho scambiato qualche parola con il ministro Piantedosi e il ministro Tajani. Il ragionamento è salvare vite, prima di tutto, ma non è possibile che le navi di tutto il mondo arrivino unicamente in Italia». Per poi rispolverare i vecchi slogan di sempre: «Torneremo a essere un Paese che fa rispettare i suoi confini».

Le decisioni che verranno prese nelle prossime ore chiariranno più di ogni altra cosa l’impronta che il governo Meloni, e il neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, vogliono dare alle politiche sull’immigrazione. Non è scontato però che le cose vadano nella direzione auspicata da Salvini. Tenere o meno i porti aperti alle navi delle ong, assegnando loro un porto sicuro come previsto dal diritto internazionale, è infatti una decisione in capo al Viminale e difficilmente Giorgia Meloni, ora che si è insediata a Palazzo Chigi, vorrà debuttare sulla scena interazionale con le immagini di due navi cariche di disperati lasciate in mare come succedeva quando al Viminale c’era il leghista.

L’uscita di Salvini serve quindi al leghista più che altro a lanciare un segnale sul fatto che la competenza sulla Guardia costiera rimane a lui e non, come ipotizzato, al nuovo ministero per il Sud e il Mare guidato dall’ex governatore siciliano Nello Musumeci. Così come la competenza sui porti, che però riguarda la gestione delle banchine e non la possibilità di negare l’attracco a una nave.

Evidentemente Salvini pensa che riaccendere lo scontro con le ong, ammesso che gli riesca anche questa volta, possa dare frutti dal punto di vista mediatico anche se non sono certo le navi il vero problema. Dei 78 mila migranti registrati quest’anno, solo 11 mila infatti sono stati tratti in salvo dalle navi umanitarie. La metà sono arrivati in maniera autonoma e in soccorso degli altri sono intervenuti mercantili di passaggio o le motovedette di Guardia costiera e Guardia di Finanza e della Marina. Il problema, semmai, è quello di sempre: convincere l’Europa a farsi carico di quote di migranti evitando di lasciarli tutti in Italia. Da ministro dell’Interno Piantedosi ne ha parlato domenica sera con il collega francese Gerald Darmanin e entrambi hanno convenuto sulla necessità di rafforzare la cosiddetta Malta 2, la piattaforma europea messa a punto dalla ministra Lamorgese per la redistribuzione dei migranti alla quale hanno aderito 21 Paesi ma che fino a oggi obiettivamente ha marciato a rilento.

La cronaca intanto continua far registrare tragedie del mare. Negli ultimi giorni sono infatti morti due bambini, uno di dieci mesi e uno di un anno, per un’esplosione a bordo di un barcone diretto a Lampedusa e il ribaltamento di un barchino con una bimba dispersa vicino all’isolotto di Lampione. Ieri invece sono stati ritrovata quattro cadaveri, mentre altre quattro persone risultano disperse dopo che il barchino sul quale viaggiavano è affondato.