L’Associazione nazionale magistrati ricorda al governo che «l’obbligo di salvataggio in mare è inderogabile» e vale per tutti e che «nessuna norma potrà mai imporre ad alcuno di non fuggire dai paesi dove la guerra o la miseria impediscono l’accesso a condizioni di vita dignitose». Lo fa approvando un documento proposto dalle correnti di sinistra, rinviato sabato dall’ordine del giorno del Comitato direttivo nazionale, ma poi ripreso domenica in chiusura dei lavori. Lo fa con un solo voto di scarto, quando qualche sedia era già vuota e grazie al voto favorevole di due toghe (una di Unicost e una di Articolo 101) appartenenti a gruppi che avevano dichiarato voto contrario. Favorevoli Area democratica per la giustizia e Magistratura democratica, le due correnti che hanno presentato documenti diversi e li hanno poi messi assieme. Rinunciando, nel testo finale, a qualche passaggio in si chiedeva di fare luce sulle responsabilità dei mancati soccorsi o si proponeva l’apertura di canali regolari di migrazione. Tentativi di trovare una convergenza, inutili.

Il giorno dopo, ieri, la corrente di destra e quella moderata, Magistratura indipendente e Unità per la Costituzione, prendono le distanze dal documento, malgrado sia stato approvato. Per Mi l’immigrazione – ma qui parliamo di una strage – è «un tema controverso» e «non è consentito all’Anm emettere comunicati pro o contro l’indirizzo politico del governo». Altrimenti «si rischia di trasformare l’Anm in un partito dei giudici con effetti nocivi per la credibilità dell’intera magistratura». Mentre per Rossella Marmo, presidente di Unicost, «fare riferimento alle dichiarazioni del ministro (Piantedosi, ndr), senza citarlo è fortemente inopportuno, rischia di coinvolgere la magistratura in una polemica politica dalla quale dovrebbe mantenersi estranea». Argomenti simili li aveva espressi già domenica Gasparri di Forza Italia. Che ieri ha idealmente abbracciato le toghe di centrodestra, felice perché «non sono più il solo a dire la verità».

«Crediamo che la magistratura non possa restare estranea al dibattito sui diritti – è la replica alle critiche di Stefano Musolino, segretario di Md – perché anche tacere ha un significato politico. Nell’Anm si sono confrontate due idee di magistratura: una chiusa in una torre eburnea, una consapevole che solo il confronto sui diritti le restituirà legittimazione. Siamo contenti di avere contribuito a fare prevalere questa su quella».