Un giorno si vanta di aver ridotto gli sbarchi, quello dopo rinnova lo stato d’emergenza per «l’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte del Mediterraneo». Fa così Giorgia Meloni. Lunedì annuncia: «Grazie al lavoro lungo e complesso che stiamo portando avanti, gli sbarchi in Italia continuano a diminuire. A oggi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono quasi il sessanta per cento in meno». Martedì, invece, firma la delibera del Consiglio dei ministri per il secondo rinnovo dell’emergenza dichiarata l’11 aprile 2023, un mese e mezzo dopo il naufragio di Cutro.

«È EVIDENTE che non ci sia una situazione eccezionale a cui far fronte. Il governo utilizza questo strumento per dare i centri di accoglienza in affidamento diretto. È infastidito dal rispetto delle procedure normali e vuole alimentare l’idea che l’immigrazione sia un problema straordinario», afferma Filippo Miraglia, dirigente nazionale di Arci. Insieme alle altre associazioni che compongono il Tavolo asilo e immigrazione chiede al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di convocare il tavolo tecnico, previsto dalla legge, dove concordare il piano annuale per l’accoglienza.

L’esecutivo, invece, continua a rifiutarsi di scriverlo. «La politica di Meloni è negare la realtà: dice che non vuole gestire l’immigrazione ma fermarla, poi chiude gli occhi quando i migranti arrivano», continua Miraglia.

TRA IERI E L’ALTRO ieri solo sull’isola di Lampedusa sono sbarcate 465 persone (dati di Sergio Scandura, RadioRadicale). Altre undici sono state salvate dalla guardia costiera al largo di Mazara del Vallo. Una barca a vela con 71 migranti, di cui 19 minori, è stata invece intercettata dalla guardia di finanza davanti alle coste salentine. In totale alle 8 di mattina di ieri gli arrivi via mare erano stati 19.993. La premier ha ragione a sostenere che siano diminuiti, ma questo vale soltanto rispetto allo scorso anno. Nel 2023, quando l’esecutivo in carica era sempre quello guidato da Fratelli d’Italia, a questo punto erano già 48.324. L’anno prima, durante il governo Draghi, se ne erano contati 18.469. In quel caso nessuna dichiarazione dell’emergenza.

Nel frattempo 41 naufraghi sono stati tratti in salvo dalla Ocean Viking, della ong Sos Mediterranée. «Una persona era quasi incosciente per ipotermia e diverse hanno ustioni da carburante», ha dichiarato l’ong, che domani a Roma, 11.30 a Largo Argentina, consegnerà ad alcuni candidati europei le migliaia di firme raccolte a sostegno del soccorso civile in mare.

A BORDO DELLA HUMANITY 1, intanto, ci sono 181 naufraghi soccorsi in quattro diversi interventi (a parte il primo, tutti coordinati dalle autorità italiane). Lunedì la nave ha soccorso due barconi partiti dalle città libiche di Zawyia e Sabrata, martedì altri due che avevano preso il mare da Sfax. Sul primo dei mezzi provenienti dalla Tunisia, avvistato dal ponte della nave umanitaria al largo di Lampedusa, una madre viaggiava con una figlia di tre anni viva e un neonato tra le braccia morto. Probabilmente per disidratazione.

«È stato scioccante vedere quanto era piccolo l’involucro che lo conteneva», afferma dalla Humanity 1, Sofia Bifulco, portavoce della ong. A bordo è stato osservato un minuto di silenzio per questa breve vita perduta durante il viaggio. «Un momento toccante. Tante madri stringevano i loro figli. Avevano il terrore negli occhi», continua Bifulco. Le due parenti della giovane vittima sono state sbarcate a Lampedusa, dopo un trasbordo su una motovedetta della guardia costiera. Per gli altri 179 naufraghi, invece, il porto indicato resta quello di Livorno, nonostante le proteste della ong. «Una violazione dei diritti umani completa. Lampedusa è qui, davanti ai nostri occhi. È assurdo mandarci in Toscana», commentano dall’equipaggio.