Unione europea e Tunisia continuano a trattare alla ricerca di un accordo sui migranti che però, al momento, sembra ancora lontano. Per questo Giorgia Meloni oggi sarà di nuovo nel paese nordafricano insieme alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen e al premier olandese Mark Rutte per incontrare il presidente Kais Saied. E’ la terza volta nel giro di poche settimane che il «team europeo» si reca in Tunisia nella speranza di riuscire a mettere la parola fine al Memorandum di intesa che , tra le altre cose, dovrebbe impegnare Saied ad arginare le partenze dei migranti diretti in Italia. Impresa altre volte annunciata come fatta e poi sempre rimandata, a dimostrazione della distanza ancora esistente tra le parti. «I tre leader europei erano già stati a Tunisi l’11 giugno scorso per un pacchetto complessivo di partnership con le autorità tunisine e ora vi fanno ritorno per portare avanti quel lavoro» spiegava venerdì un portavoce della Commissione.

L’accordo su cui si sta lavorando prevede assistenza macrofinanziaria, commercio e investimenti, ma si occupa anche di energia e di migranti. In cambio, l’Ue è pronta a investire subito 105 milioni di euro da destinare al controllo delle frontiere più 150 milioni per il bilancio tunisino. Altri 900 milioni sarebbe invece disponibili ma solo dopo che il paese nordafricano avrà raggiunto un accordo con il Fondo monetario internazionale per un ulteriore prestito di 1.9 miliardi.

Per l’Italia la questione più importante riguarda lo stop alle partenze dei barconi, che già oggi ha raggiunto numeri record. Secondo Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, quella del Mediterraneo centrale si conferma la rotta più trafficata, con 65.600 migranti intercettati nei primi sei mesi, il 140% in più rispetto a un anno fa e il numero più alto degli ultimi sei anni. Senza parlare dei rischi legati a un eventuale default della Tunisia, alle prese con una gravissima crisi economica, che provocherebbe una fuga in massa dal paese.

Proprio il dossier immigrazione del resto sarebbe uno degli ostacoli maggiori al raggiungimento di un accordo. In Tunisia è infatti in corso da settimane una caccia al nero che vede nel mirino i migranti subsahariani presenti a Sfax, principale porto di imbarco verso l’Europa, e finora Saied non ha fatto niente per fermare le violenze compiute sia dalla polizia che da residenti. Centinaia di migranti, comprese donne incinta e bambini, sono stati deportati ai confini con la Libia e l’Algeria e abbandonati nel deserto senza cibo né acqua. «In Tunisia i cittadini dell’Africa subsahariana sono in serio pericolo di violenza e trattati quasi come schiavi», ha raccontato ieri un operatore della ong Sos Humanity che ha avuto modo di ascoltare i racconti di alcuni migranti tratti in salvo: «A bordo abbiamo raccolto testimonianze di persone che in Tunisia hanno subito violenze per le strade che non hanno avuto al possibilità di entrare nei negozi o di salire su un autobus per via del colore della pelle».

C’è da sperare che i tre leader europei oggi parlino anche di questo con Saied. «In generale la nostra posizione è che la gestione deve essere sempre svolta nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani», ha spiegato un altro portavoce della Commissione.
La partita è comunque ancora tutta aperta, e si vedrà se l’ottimismo mostrato nei giorni scorsi sia dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che dal vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, entrambi convinti che oggi si arriverà alla firma dell’intesa, è giustificato oppure se il team europeo tornerà a casa ancora una volta a mani vuote.