Comprendere perché le persone «che non vedono futuro»nel loro paese sono costrette a cercarlo altrove. Parlando della strage di Cutro- da Potenza, alla inaugurazione dell’anno accademico – Sergio Mattarella rovescia completamente il disastroso discorso del ministro Piantedosi. Il diritto a voler salvare la propria vita e a provare a ricostruirsela migrando c’è, eccome.

Come fa spesso quando interviene su argomenti che hanno provocato feroci polemiche politiche, il presidente della Repubblica introduce elementi di razionalità ricordando a tutti quelli che sono dati di fatto acquisiti e accettati. Il ministro dell’interno (orgogliosamente questurino) ha provato a sostenere che è sbagliato scappare dai paesi in fiamme. Ebbene, su quel barcone affondato a cento metri dalle coste italiane c’erano delle afghane e degli afghani. «I profughi afgani – dice il capo dello stato – hanno fatto tornare anzitutto in mente quanto, quasi due anni fa, il nostro paese ha fatto nel momento in cui i talebani occupavano Kabul per portare in Italia non soltanto i nostri militari in missione lì, ma per portare in Italia tutti i cittadini afgani che avevano collaborato con la nostra missione. Non ne abbiamo lasciato nessuno, li abbiamo tutti accolti qui in Italia».

Prima di Sergio Mattarella, durante la cerimonia di inaugurazione del quarantesimo anno accademico dell’Università degli studi della Basilicata, è intervenuta tra gli altri Pegah Moshir Pour, attivista iraniana che a Potenza ha studiato e si è laureata. Il presidente della Repubblica prende spunto dalla sua presenza per dire che nel «mondo intero» interconnesso, «ormai sempre più una comunità raccolta, con nessuna distanza effettiva» accade che «la mancanza di libertà o di esercizio dei diritti in un luogo colpisce tutti, ovunque». Ragione per cui suona terribilmente vano, oltre che per niente umano, l’invito ministeriale (o questurino) a restare nei paesi d’origine, a non partire.

Secondo Mattarella è proprio il ricordo delle immagini televisive della grande fuga, meglio del grande tentativo di fuga, da Kabul, «la grande folla di afghani che imploravano un passaggio in aereo per recarsi altrove» che deve tornare a farci visita in questi giorni. Per ricordare a tutti, evidentemente a cominciare dai ministri, il motivo per cui «intere famiglie, persone che non vedono futuro, cercano di lasciare, con sofferenza, come sempre avviene, la propria terra per cercare un avvenire altrove, per avere possibilità di un futuro altrove».

Il capo dello stato cita la grande commozione dei calabresi dopo la strage. E la solidarietà europea. Ma ammonisce che «il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti. Dell’Italia, per la sua parte, dell’Unione europea, di tutti i paesi che ne fanno parte. Perché questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto». red. pol.