Il prossimo consiglio dei ministri dovrebbe ufficializzare la volontà del governo di impugnare l’ordinanza con cui il governatore della Sicilia Nello Musumeci ha disposto domenica la chiusura degli hotspot dell’isola e il trasferimento dei migranti. La decisione è arrivata al termine della riunione che si è tenuta ieri a palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione di maggioranza e nella quale si è discusso anche di Covid e scuola.

E’ la risposta dell’esecutivo all’ultimatum imposto dal governatore siciliano, che da parte sua non sembra avere intenzione di fare nessun passo indietro. Incassata anche ieri la solidarietà di Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, ai quali non deve essere sembrato vero di poter soffiare sull’immigrazione a meno di un mese dalla elezioni regionali, Musumeci ha ribadito anche ieri di voler chiudere entro la mezzanotte appena trascorsa gli hotspot siciliani «non essendo allo stato possibile garantire – è scritto nell’ordinanza firmata domenica – la permanenza nell’Isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio» da coronavirus. «Dopo mezzanotte ci penseranno le prefetture a eseguire la mia ordinanza», ha detto.

Poco importa che il provvedimento rischia di fare la stessa fine di quelli analoghi emessi di recente da alcuni suoi colleghi, vale a dire di essere bocciati dal Tar. Il Viminale ha già fatto sapere che l’ordinanza «non ha valore», ma il governatore è convinto di poterla spuntare visto che la materia trattata riguarda la sanità le cui competenze sono in mano alle Regioni. «Finché sarò soggetto attuatore dell’emergenza Covid – ha spiegato – non guarderò in faccia nessuno: ho il dovere di tutelare la salute delle persone che stanno sull’Isola». Musumeci ha però anche assicurato di non cercare lo scontro con il governo, «Può chiederci due, tre, cinque o otto giorni di tempo per trovare la possibilità di ricollocare i migranti e mettere i sigilli a tutti i centri di accoglienza dell’isola». Già ma trasferire i migranti dove? «Questa è materia dello Stato», se la sbriga il governatore.

E il Viminale? Dopo aver ricordato come la gestione dei flussi migratori appartiene alle responsibilità del governo, ieri una nota ha ribadito come «la sicurezza, anche sotto il profilo sanitario, delle comunità locali è obiettivo prioritario del Viminale». L’impressione è che comunque al governo abbiamo lasciato che sia soprattutto la sola ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a sbrogliare la matassa, come testimonia anche il silenzio di questi giorni rotto solo ieri – a 48 ore dall’inizio della polemica – dal ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, intervenuto per chiedere a Musumeci di non «fornire argomenti alla bieca campagna elettorale di Salvini nelle altre regioni».

Polemiche a parte, si cercano posti dove effettuare gli eventuali trasferimenti, sottolineando anche, però, che da luglio a oggi sono stati 3.500 i migranti sbarcati in Sicilia e trasferiti in altre regioni. Intanto i tecnici del ministero sono la lavoro per preparare il ricorso al Tar che potrebbe essere reso ufficiale con il prossimo consiglio dei ministri e il cui esito secondo alcuni esperti sembrerebbe scontato. La pensa così ad esempio Fulvio Vassallo Paleologo, giurista ed docente di diritti umani, secondo il quale «L’ordinanza del presidente Musumeci è illegittima perché fonda il suo potere di “soggetto attuatore” su delega del 3 febbraio 2020 da parte del capo della protezione civile, ma questo non lo autorizza ad esercitare i poteri di chiudere i centri di accoglienza e di disporre trasferimenti di persone da un centro all’altro».

D’accordo con Paleologo anche Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’università Roma Tre, per il quale l’ordinanza è «illegittima e va annullata dal Tar». «A me sembra un braccio di ferro sostanzialmente politico – ha spiegato Celotto – è come se si fosse tornati a marzo-aprile, a un uso politico delle ordinanze da parte di governatori e sindaci che nel tentativo di dar prova concreta dei loro sforzi nella lotta al virus erano andati abbondantemente fuori dal seminato». E contro l’ordinanza del governatore si sono detti che il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, che nei giorni scorso ha vietato lo sbarco dei migranti dalla nave quarantena «Aurelia», e quello di Caltanissetta Roberto Gambino: «Le nostre città stanno diventando delle bombe a orologeria, ma le politiche di accoglienza non si fanno con le ordinanze deportatorie e propagandistiche, ma con una seria panificazione dei flussi migratori», ha scritto Gambino in una lettera a Conte.
Intanto nel Mediterraneo l’emergenza continua. Alarm Phone ha reso noto ieri che nella sola settimana che va dal 13 al 20 agosto si sono avuti quattro naufragi che hanno coinvolto in tutto 900 persone su 14 barche. Di queste oltre cento sono morte o disperse, «mentre il destino di altre 160 persone è sconosciuto». Più di 200 migranti sono stati invece salvati nelle ultime 48 ore dalla nave Sea Watch 4.