Nell’auto blu avrebbe viaggiato un po’ di tutto: dai sacchi della spesa al pesce, dal cibo già pronto fino al gatto, portato dal veterinario. Chilometri percorsi da Palermo a Cefalù e viceversa – 160 in totale in 2 ore – per andare a trovare amici o per raggiungere l’aeroporto per le vacanze. Quell’Audi assegnata a Gianfranco Miccichè dall’Assemblea siciliana per svolgere solo attività istituzionale in qualità di ex presidente rieletto in Parlamento come semplice deputato, per la Procura di Palermo sarebbe stata usata per svariati motivi e avrebbe trasportato amici e familiari.

Peculato, truffa e false attestazioni sono i reati contestati a Miccichè e al suo autista, il dipendente dell’Ars Maurizio Messina, nell’ordinanza firmata dal gip che ha imposto all’ex leader di Fi il divieto di dimora a Cefalù, dove il politico vive in una villa immersa nel verde che da un promontorio domina il golfo della cittadina. Una nuova tegola per Miccichè dopo quella che gli era piombata addosso un anno fa con l’inchiesta, sempre della Procura di Palermo, che aveva condotto ai domiciliari lo chef Mario Di Ferro accusato di avere procurato cocaina ad alcuni amici, tra cui proprio il politico. E l’indagine sull’auto blu non è altro, come si evince dall’ordinanza, che un filone di quell’inchiesta.

Proprio ora che Miccichè s’era riavvicinato a Fi, in particolare a Marzo Falcone (area Gasparri), l’assessore all’Economia nel governo Schifani candidato alle europee. Dopo un anno di esilio nel gruppo misto per lo scontro col governatore della Sicilia, Miccichè era riapparso in una convention elettorale a Catania, dichiarando di sostenere Falcone, che sta portando avanti una sfida nella sfida con Edy Tamajo, altro assessore regionale ma vicino al presidente Schifani. Attraverso le intercettazioni estese nei confronti di alcuni collaboratori storici di Miccichè, gli investigatori hanno ricostruito i tragitti dell’auto blu. Per 33 volte, tra marzo e novembre 2023, Miccichè avrebbe fatto viaggi privati, sarebbe andato a fare visite mediche, avrebbe dato passaggi a componenti della segreteria, a parenti e a persone assunte nello staff impiegate, secondo gli inquirenti, nelle più disparate mansioni: dalla pulizia, alla manutenzione della piscina nella sua villa e alla derattizzazione del verde circostante. Inoltre, sarebbe stato utilizzato per portare al politico la cocaina e per fargli recapitare il cibo acquistato al ristorante dell’amico chef.

A Miccichè sono stati sequestrati poco più di 2mila euro. «Io e il mio staff abbiamo sempre lavorato e agito con la massima trasparenza e rigore. Sono pronto a chiarire» ribatte Miccichè. Che aggiunge di «non comprendere il divieto di dimora a Cefalù» e parla di «prosecuzione del massacro mediatico».

Ma l’impiego illecito dell’auto blu non è l’unica cosa contestata. Secondo i magistrati, avrebbe confermato le false missioni del suo autista Maurizio Messina che per ben 76 volte, mentendo, avrebbe attestato di essere fuori in servizio, intascando l’indennità di missione e che per questo è indagato, in concorso con Miccichè, per truffa.

A Messina viene contestato di avere dichiarato la propria presenza in servizio per 209 ore durante le quali era a giocare al Bingo o faceva visita a un’amica. «Stai tranquilla che sul peculato, proprio, na puonnu (ce la possono, ndr) sucare», si legge in una intercettazione del parlamentare mentre parla con una collaboratrice. Ma che ci fosse preoccupazione si coglie dalle conversazioni intercettate dell’autista di Miccichè: «Mi sono rotto i c…, finiù l’America, pi tutti», commentava Messina. «Casa, chiesa e ufficio, non possiamo fare altro, finiù quello che faceva prima … magari qualche caz… in più … taglio i ponti a tutti, mi siddiò (stancò ndr)».