Il sangue continua a scorrere senza sosta in Messico. Martedì 17 luglio, nello stato di Oaxaca, uomini con indosso delle divise militari, hanno assaltato la casa e rapito Abraham Hernández Gonzales, militante del Comitato di difesa dei diritti indigeni. Immediatamente sono state avvisate le forze di polizia che però non si sono attivate. Dopo cinque ore Gonzales è stato trovato morto.

IL CONGRESSO NAZIONALE indigeno ha immediatamente denunciato «l’impunità e la complicità dei tre differenti livelli di governo (locale, statale e federale) nei crimini contro chi difende la terra e le risorse naturali contro l’accaparramento capitalista». In Michoacan, invece, nel municipio di Buenavista tre donne sono state uccise a colpi di pistola. Andres Manuel Lopez Obrador, che diventerà presidente del paese il 1 dicembre, promuove e organizza un «foro di riconciliazione nazionale» per fermare violenza e corruzione.

A detta di López Ortíz, coordinatrice del processo di pacificazione e amnistia per il futuro governo, avrebbe dovuto partecipare al foro, in video conferenza, Papa Francesco.

NETTA LA SMENTITA vaticana. Non solo, Obrador ha chiesto a padre Solalinde di far da mediatore con l’Ezln per aprire un dialogo di pace. Il sacerdote ha sostenuto di aver fissato l’incontro con i rivoluzionari.

Gli zapatisti, pochi giorni dopo le elezioni del 1 luglio, sono stati i primi a prendere le distanze dai festeggiamenti, non riconoscendo Amlo come soggetto del cambiamento reale e radicale. Con un secondo comunicato hanno smentito Solalinde, sostenendo di non aver accettato alcun dialogo.

GLI ZAPATISTI hanno anche ricordato che quando accettarono il confronto con il presidente Ernesto Zedillo questo «si è approfittato del dialogo per pianificare l’annientamento della dirigenza zapatista dell’epoca». E «colui che ha mise in pratica il  tradimento, il signor Esteban Moctezuma Barragán, è uno degli eletti che farà parte del governo» futuro.

Dopo essere stato votato da 30 milioni di persone Amlo presiederà il foro di riconciliazione nazionale. Inizierà il 7 agosto e terminerà in novembre. Non si parlerà solo di violenza e corruzione ma anche di legalizzazione delle droghe.

Dall’altra parte l’Ezln, invece, ripartirà dal Caracol di Morelia, ad inizio agosto, convocando chi  «pensa ancora che i cambiamenti importanti non vengono mai dall’alto, ma dal basso»  per valutazioni sul processo di raccolte firme a sostegno della candidatura di Marichuy e per organizzare i successivi passi di lotta.