Per la prima volta da quando è cancelliera è passata sotto la scritta «Arbeit macht frei» all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. «Mi vergogno profondamente per i barbari crimini commessi qui dai tedeschi. Non ci deve essere alcuna tolleranza di fronte all’antisemitismo. È successo, quindi potrebbe succedere» riassume Angela Merkel accompagnata dal premier polacco Mateusz Morawiecki e dal sopravvissuto Bogdan Bartnikowski. Citando non a caso Primo Levi nel giorno in cui si celebra il decennale della Fondazione Auschwitz-Birkenau a cui andranno «ulteriori 60 milioni di euro di finanziamento» assicura la cancelliera.

Sempre più preoccupata per «l’inquietante razzismo, l’ondata di odio, e la crescente intolleranza» che rappresentano «attacchi ai principi di base della democrazia». E pronta a inchinarsi «alla sofferenza di queste persone e alle vittime della Shoah. Non bisogna mai dimenticare: il revisionismo è pericoloso». Prima di precisare che «la memoria dei crimini nazisti rimane inseparabile dall’identità tedesca. Non possiamo tracciare una linea, né sarà mai concepibile alcuna relativizzazione di quanto accadde qui».