Meloni gela Schlein: nessuna richiesta di cessate il fuoco
ISRAELE/PALESTINA Oggi alla Camera le mozioni sul Medio Oriente. I dem chiedono al governo di muoversi, ma la destra non si dissocia da Netanyahu. Forti distanze tra maggioranza e opposizioni. Tra i giallorossi si lavora a un voto incrociato. M5S e rossoverdi chiedono lo stop delle attività Eni al largo di Gaza
ISRAELE/PALESTINA Oggi alla Camera le mozioni sul Medio Oriente. I dem chiedono al governo di muoversi, ma la destra non si dissocia da Netanyahu. Forti distanze tra maggioranza e opposizioni. Tra i giallorossi si lavora a un voto incrociato. M5S e rossoverdi chiedono lo stop delle attività Eni al largo di Gaza
La guerra di Israele contro la popolazione di Gaza torna al centro della discussione alla Camera. Oggi pomeriggio il voto sulle mozioni, nato da una iniziativa del Pd che a fine gennaio ha presentato un testo che chiede il cessate il fuoco immediato e sanzioni contro le violenze dei coloni israeliani in Cisgiordania, oltre a una missione di interposizione sotto la guida dell’Onu.
LA SEGRETARIA SCHLEIN, domenica in una intervista al Corriere, ha chiesto alla premier Meloni uno sforzo diplomatico. «Chiamerò Meloni per sollecitarla: se il governo mette in campo un’iniziativa per la pace, noi ci siamo», le parole di Schlein. Fino a ieri sera l’interlocuzione non aveva dato i frutti sperati. Nel senso che il governo non fa molto altro che auspicare una soluzione diplomatica “nel segno dei due popoli due stati”.
Ma in sostanza non fa nulla per frenare l’offensiva di Israele. Nella mozione presentata dal centrodestra non c’è traccia della richiesta di “cessate il fuoco”. Ci si limita a chiedere al governo «ogni sforzo diplomatico» per una «soluzione politica del conflitto, assicurando che tutti gli ostaggi siano rilasciati immediatamente e incondizionatamente e che l’organizzazione terroristica Hamas non costituisca più una minaccia esistenziale per Israele». E ancora: si ribadisce il diritto di Israle all’«autodifesa», da esercitarsi «nel rispetto del diritto umanitario bellico, tenuto conto del fatto che i miliziani di Hamas si fanno scudo della popolazione civile». Quanto ai finanziamenti per l’organizzazione Unrwa, bloccati dal governo, si incita lo stesso a «rivalutare la sospensione solo in seguito all’esito di un’indagine promossa dall’Onu».
NONOSTANTE IL PRESSING del Pd, ribadito anche ieri dai capigruppo Boccia e Braga, il governo tira dritto per la sua strada. «Hanno l’occasione di dire sì al nostro appello: se lo farà, il governo avrà tutto l’appoggio politico e parlamentare necessario da parte nostra», ha insistito ieri Boccia. Occorre «trovare una soluzione duratura alla questione mediorientale, difendere il diritto di Israele a esistere ma chiedere il rispetto per la popolazione civile. E’ quello che l’Italia sta facendo tenendo delle posizioni serie», ha risposto ieri la premier al Tg5. «Noi non affrontiamo la storia a colpi di slogan».
Il ministro degli Esteri Tajani, almeno a parole, è un po’ più vicino alle richieste dei dem: «Ci sono troppe vittime civili provocate dalla reazione di Israele. L’obiettivo è la pace che deve portare alla soluzione dei due popoli e due stati che si riconoscono mutevolmente: è la soluzione più giusta e più equa. Pensare di non dare una prospettiva ai palestinesi è un errore, significherebbe aiutare Hamas».
NEI FATTI PERÒ LE MOZIONI di dem e centrodestra restano distanti, tanto da rendere improbabile anche l’ipotesi di un voto incrociato, che darebbe un segnale di unità dell’Italia. Più vicine le posizioni tra Pd, M5S e Sinistra-verdi: l’asse giallorosso condivide la parola d’ordine del «cessate il fuoco», pur con alcune differenze. Anche nei testi di grillini e rossoverdi ci sono la richiesta di riconoscimento dello stato di Palestina, la missione Onu, le sanzioni ai coloni, il ripristino dei finanziamenti a Unrwa.
In più c’è la richiesta al governo di sospendere «le attività dell’Eni al largo di Gaza, data l’illegalità delle licenze concesse da Israele in acque territoriali palestinesi». La mozione 5S, infine, chiede di «scongiurare l’iniziativa militare israeliana nella zona di Rafah». Nel testo di Fratoianni e Bonelli si parla di «crimini di guerra» di Israele e si dice con chiarezza che lo stato ebraico «ha travalicato i limiti del diritto internazionale umanitario». «Il governo italiano deve esigere, non solo auspicare, il rispetto del diritto internazionale supportando le richieste del Sud Africa alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja e lo svolgimento di indagini sulle violazioni in corso» (su questo punto i moderati dem hanno più di una obiezione). I rossoverdi chiedono al governo «sanzioni commisurate a tali violazioni», come lo stop ad «ogni fornitura tecnologica utilizzabile a fini bellici e la possibile sospensione degli accordi di associazione tra Ue e Israele.
ALLE 13 A MONTECITORIO ci sarà un flash mob organizzato dai deputati dell’Intergruppo per la pace in Medio Oriente, insieme ad alcune associazioni. «Dopo 28mila morti non si può più restare a guardare, il governo si muova per il cessate il fuoco». Parteciperanno deputati di Pd, M5S e Avs. Possibile un voto incrociato tra i tre gruppi. Appello della Fondazione «PerugiAssisi» ai parlamentari: «Ogni esponente politico è responsabile di quello che sta succedendo, riportate l’Italia sulla via della legalità, bisogna impedire la catastrofe di Rafah».
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