Routine? Niente affatto. Non sono tempi da routine. La guerra in Ucraina sposta tutto sul piano immediatamente operativo, o quasi, a un passo dal possibile scontro con il nemico. Le esercitazioni militari che dal 3 ottobre sono in corso al largo delle coste sud orientali della Sardegna (si chiamano «Mare aperto 22») sono fuori dai programmi di addestramento che si svolgono di consueto nelle basi delle forze armate italiane in Sardegna: Quirra, Teulada e Capo Frasca.

LO SCOPO, ECCEZIONALE, è quello di preparare una risposta a un eventuale attacco contro uno dei Paesi membri della Nato. Lo dice chiaro il comunicato con il quale la Us Navy dà l’annuncio delle manovre nelle acque sarde: «Mare 22 è un’esercitazione avanzata, marittima e anfibia. Il suo scopo è addestrare e testare comandi, personale ed equipaggi durante una serie di attività in mare, in uno scenario realistico e multidimensionale».

E poi, ancora più apertamente: «Mare 22 è un’operazione di difesa collettiva ai sensi dell’articolo 5 dei trattati istitutivi della Nato». L’articolo 5 è quello che impegna tutti i membri dell’Alleanza atlantica a una risposta comune in caso di attacco anche contro uno solo degli aderenti al trattato.

Le esercitazioni dureranno sino al 27 ottobre e sono coordinate dalla Marina militare italiana. Partecipa il Gruppo navale permanente della Nato 2, che il 10 ottobre ha lasciato il porto di Taranto per unirsi alla portaerei Cavour e alle altre unità della flotta italiana che incrociano al largo delle coste sarde. Quattromila i militari impegnati e una cinquantina tra navi e sottomarini.

Uno schieramento di forze massiccio che non sarà dispiegato soltanto in Sardegna. Secondo quanto si legge sul sito della Difesa, infatti, Marina militare italiana e forze navali dell’Alleanza atlantica si eserciteranno anche in altri spazi marittimi tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia.

IL COMANDO dell’attività è imbarcato sulla Cavour, l’ammiraglia della flotta italiana. «Le attività prevedono – informa la Difesa – combattimento ad alta intensità, lotta contro minacce convenzionali e asimmetriche, raid su siti costieri d’interesse, sicurezza marittima, controllo dei fondali. In volo anche diverse unità dell’Aeronautica militare, tra cui i caccia Eurofighter, gli F35 nelle versioni A e B, i cargo C27J e i velivoli radar Caew G550».

Davanti a tutto ciò, ancora una volta scendono in campo le organizzazioni antimilitariste sarde. Per domenica 16 ottobre è convocata una manifestazione a Capo Frasca, poco più a sud del Golfo di Oristano.

«Saremo davanti ai cancelli del poligono – dicono gli organizzatori di A Foras – per un Mediterraneo di pace, per la chiusura delle basi militari e contro l’uso della Sardegna in funzione della guerra. Non vogliamo che nella nostra isola siano preparati i conflitti che infiammeranno lo scenario internazionale. Non vogliamo essere complici del sangue che sarà versato».

MA NON C’È SOLTANTO la Sardegna dentro il quadro delle attività della Nato in Italia legate alla crisi Ucraina. Secondo quando rivelato l’altro ieri da alcune testate, lunedì o martedì prossimo in un bunker sotterraneo nelle campagne bresciane due bombe nucleari tattiche verranno tolte dagli scrigni corazzati.

«Avieri americani – scrive la Repubblica – simuleranno le procedure di attivazione delle testate, poi formalizzeranno la consegna ai militari italiani. Gli ordigni in realtà non lasceranno la base, ma nel giro di pochi minuti una coppia di caccia Tornado dell’Aeronautica decollerà dalla pista di Ghedi simulando un’incursione per sganciare quelle armi atomiche. La stessa scena avverrà nell’aeroporto statunitense di Aviano e in altre installazioni tedesche, olandesi, belghe e turche: tutto il dispositivo nucleare tattico della Nato in Europa si mobiliterà come se fosse arrivato il giorno dell’Armageddon».

La simulazione proseguirà per tutta la settimana: «Un carosello di jet supersonici e comandi in allarme rosso dimostrerà di essere pronto a colpire con le bombe più devastanti. I cieli italiani, soprattutto quelli dell’Adriatico a nord di Pescara, saranno il teatro principale delle manovre: nel nostro Paese sono custoditi almeno trenta ordigni tattici».