Mattarella omaggia la Brigata Maiella
Abruzzo Il capo dello Stato a Casoli per il 73mo anniversario della Liberazione: la Resistenza come il Risorgimento
Abruzzo Il capo dello Stato a Casoli per il 73mo anniversario della Liberazione: la Resistenza come il Risorgimento
«La nostra Costituzione, sigillo di libertà e democrazia, si collega al grande moto di rinnovamento espresso dalla Resistenza, che che ha mosso i primi passi in Abruzzo». Così, a Casoli, in provincia di Chieti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rende omaggio alla Brigata Maiella, formazione partigiana che qui si è costituita, il 5 dicembre 1943 e che, unica nel suo genere, è stata insignita della medaglia d’oro al Valor militare. Questo è anche il posto in cui abitava l’avvocato Ettore Troilo, comandante della Brigata Maiella, che, con un manipolo di uomini, prese contatto con il comando inglese, che era insediato a Casoli. Il gruppo di combattenti fu aggregato alle truppe alleate, all’VIII Armata e da questa direttamente guidata. Operò per tutta l’avanzata della liberazione, fino a Bologna e ad Asiago. Lo scioglimento è avvenuto a Brisighella il 15 luglio 1945, forte di oltre 1.500 uomini.
Casoli, per l’occasione, si è fasciata di tricolore. Bandiere ovunque, e centinaia di bambini ad attendere il capo dello Stato che, prima, ha deposto una corona al sacrario della Brigata Maiella, a Taranta Peligna (Ch). Il presidente è accompagnato dal sindaco di Casoli, Massimo Tiberini; ci sono anche la vicepresidente della Camera Mara Carfagna e il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, con foulard da partigiano al collo. «I ragazzi della Maiella – spiega lo storico Marco Patricelli, durante la cerimonia al cine-teatro comunale – raccoglievano un’eredità spirituale che non ha ancora trovato spazio nei libri di storia, per quella che è una delle pagine più toccanti e meno conosciute della seconda guerra mondiale, la ‘resistenza umanitaria’. Che era divampata spontaneamente nei paesini e sulle montagne d’Abruzzo all’indomani dell’8 settembre ’43…».
Toccante la lettura della lettera (che riportiamo qui sotto) del partigiano e presidente dell’associazione Brigata Maiella, Antonio Rullo. Mattarella ricorda che «la rivolta cominciò dopo l’8 settembre, con episodi spontanei ma diffusi. Tra queste montagne, alte e innevate, sulle pendici del Gran Sasso, nelle valli della Majella, tra paesi e borghi d’alta quota, nacquero spontaneamente nuclei del movimento di Resistenza al nazifascismo. I primi in Italia. Tra essi vi erano intellettuali, contadini e pastori, militari tornati dal fronte, carabinieri. C’erano antifascisti di lungo corso ed ex militanti fascisti, che si sentivano delusi e traditi. C’era gente semplice, decisa a difendere il proprio territorio dai saccheggi e dalle prepotenze. La riconquista della libertà e dell’onore ne costituiva l’elemento unificante». E ancora: «La Patria, che rinasceva dalle ceneri della guerra, si ricollegava direttamente al Risorgimento, ai suoi ideali di libertà, umanità, civiltà e fratellanza», dice il capo dello Stato. Non a caso, «gli uomini della Brigata Maiella scelsero per se stessi il nome di ‘patrioti’. La stessa denominazione dei giovani che rischiavano la morte in nome dell’Unità d’Italia». Mattarella parla ancora della Resistenza in Abruzzo. «Pastori, cacciatori, guide locali accompagnavano generosamente soldati alleati e italiani, ebrei, fuggiaschi e perseguitati al di là della Linea Gustav, mettendoli in salvo. Tra questi ci fu anche il mio illustre predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, in fuga con un suo amico ebreo, Beniamino Sadun». Infine un pensiero «a tutti quei giovani soldati, provenienti da tante parti del mondo, che sono caduti sul suolo italiano per liberarci dal giogo nazifascista e che riposano nei cimiteri di guerra: non sono stranieri, ma sono nostri fratelli».
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