Più instabili, demotivati, ansiosi, sfiduciati e perfino un po’ più depressi, da quando è iniziata la pandemia, gli italiani hanno ancora meno fiducia nelle istituzioni, nella politica e nella giustizia, e alla preoccupazione mai sopita per il contagio da Covid-19 (tanto da rinunciare a cure e visite per evitare di frequentare ambulatori chiusi) si aggiunge ora quella di un possibile conflitto mondiale. Anche se la crisi energetica che potrebbe seguire alla guerra di Putin in Ucraina preoccupa di più, perché la sensazione è che la situazione economica stia peggiorando senza possibilità di ripresa immediata.

Ma se in questa prima, grossolana, immagine della società italiana, di cui vedremo tra poco i dettagli, emergono anche altri tratti assai poco incoraggianti, come l’aumento dei cosiddetti Neet (non studiano, non lavorano, non si stanno formando), al punto da superare in questo campo ogni altro Paese europeo, secondo il 34° Rapporto Italia dell’Eurispes gli italiani sono anche un popolo che, dal punto di vista dei diritti, guarda avanti ed è più illuminato della sua dirigenza.

Il 67,1% degli italiani infatti è favorevole alla tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso; il 61,3% si dichiara favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, e rispetto al 2019 nel 2022 sono il 10% in più. Meno aperti (solo il 48,3% degli intervistati) all’adozione per le coppie omosessuali. Mentre si arriva al 55,8% quando si parla delle adozioni di bambini da parte di single. Anche sulla fecondazione eterologa (vietata dalla legge 40 e riammessa con la sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014) la maggioranza degli italiani (56,9%) è favorevole. Al contrario, non gode di comprensione la tecnica di fecondazione artificiale tramite maternità surrogata (contrario il 63,6%). Sulla stessa linea, favorevoli al cambiamento di sesso anche senza certificazioni mediche sono meno di quattro italiani su dieci (37,6%). Il cambiamento dell’identità di genere delle persone trans invece trova un po’ più di consenso (49,2%) nel rapporto Eurispes.

Se si parla di fine vita, poi, quest’anno il numero delle persone favorevoli all’eutanasia è cresciuto rispetto all’anno scorso: 74,9% nel 2022 contro il 70,4% del 2021. Stranamente, invece, la percentuale di persone che accettano il testamento biologico è leggermente più bassa, anche se arriva ad un buon 69,3%.

La legalizzazione della cannabis piace a poco più della metà degli italiani (52,3%). Chissà se è chiara a tutti la differenza con la liberalizzazione. Una percentuale quasi simile a quella che si dichiara favorevole alla legalizzazione della prostituzione: il 49,1%.

E malgrado l’umore sia divenuto più instabile (per il 58,4%) dopo la pandemia, o sia cresciuta la demotivazione (per il 57,3%), l’ansia (per il 53,3%), o la depressione (per un allarmante 42,9%), malgrado l’84,3% degli italiani siano preoccupati per la guerra in Ucraina ma ancora di più per la crisi energetica (87,3%), malgrado i Neet siano arrivati al 25,1%, primo posto in Europa (in Svezia e nei Paesi Bassi sono al 7%, per esempio), malgrado la scuola abbia il 71% dei consensi e il Parlamento il 25,4%, il Governo il 35,1% e la Magistratura il 41,3%, la rabbia non sembra aver preso il sopravvento e la razionalità continua ad avere un discreto seguito, nel campo della giustizia: «L’84,2% degli intervistati non è favorevole al reinserimento della pena capitale nel nostro ordinamento giuridico, il 75,3% non è favorevole all’abolizione della detenzione a vita, il 72,7% non è favorevole alla liberazione anticipata e il 70,5% non è favorevole alla detenzione domiciliare e all’affidamento in prova ai servizi sociali», riferisce Eurispes.

Ma naturalmente sono dati che possono essere letti anche al contrario, evidenziando i favorevoli, comunque in minoranza. «Sono gli elettori che si collocano politicamente a sinistra – spiega il rapporto – a riferire con maggiore frequenza di essere favorevoli all’abolizione dell’ergastolo, mentre non sono d’accordo con questa possibilità soprattutto i cittadini di destra (82,7%), centrodestra (80,4%) e quanti non si sentono politicamente rappresentati (82,9%). A destra, d’altronde, è anche maggiore rispetto alle altre aree politiche di appartenenza la percentuale riferibile a quanti sarebbero d’accordo con l’abolizione degli sconti di pena per i reati più gravi (33,9%); così pure si dicono favorevoli all’abolizione dei provvedimenti alternativi alla detenzione per i reati più gravi, facendo registrare il valore più elevato rispetto agli altri orientamenti politici (39,9%)».